Carte false negli uffici comunali per favorire i traffici di Pan

Due indagati a Ca’ Farsetti: un messo avrebbe falsificato documenti relativi a contratti d’affitto per agevolare immigrati clandestini. Ingegnere accusato di “taroccare” le piante degli appartamenti
10/11/00.PROTESTA DIPENDENTI ACTV A CA' FARSETTI. INTERPRESS/ LAZZARINI.
10/11/00.PROTESTA DIPENDENTI ACTV A CA' FARSETTI. INTERPRESS/ LAZZARINI.

Ci sono anche due dipendenti del Comune di Venezia indagati nella vicenda che ha visto finire in manette «il re di via Piave», il cinese Keke Pan. Uno di loro ha rischiato anche di finire in manette, il messo comunale Claudio Scardicchio, mentre l’altro, un ingegnere, da mesi è iscritto nel registro degli indagati. A rivelarlo è una delle 263 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare chiesta e ottenuta dai pubblici ministero Roberto Terzo e Walter Ignazitto. «Vi è stata una prima fase dal 2008 al 2010», si legge nel documento, «in cui i contratti fittizi di locazione predisposti dagli appartenenti all’associazione a delinquere che faceva capo a Pan riguardavano in prevalenza immobili situati a Mestre nella disponibilità della famiglia Pan, che contando su connivenze presso gli organi della pubblica amministrazione preposti ai controlli riusciva a concludere positivamente ogni pratica di iscrizione anagrafica dei cinesi». E ancora: «A seguito delle prime indagini della Polizia municipale di Venezia, che aveva portato a un rallentamento delle pratiche a Mestre, è seguita una seconda fase in cui l’organizzazione criminale aveva ritenuto opportuno modificare il suo ambito operativo, per cui i contratti di locazione fasulli hanno riguardato non più Mestre, bensì gli immobili siti a Cavarzere, Pettorazza Grimani e altri comuni». Insomma, sono stati «i controlli sistematici» dei vigili urbani della Polizia giudiziaria a convincere Pan e complici a cambiare aria. Infatti, «la Polizia Municipale di Venezia ha individuato decine di pratiche con falsi artatamente creati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di cinesi, mediante Pan Keke».

I casi scoperti dagli investigatori della Municipale sono ben 125: ci sono voluti mesi d’indagine e, alla fine, hanno dato un volto e un nome anche a chi - come è accaduto per Cavarzere con l’addetta all’anagrafe Paola Garbin, che ora ha il divieto di dimora nel territorio del suo comune - ha dato una mano all’organizzazione criminale capeggiata dal «re di via Piave». Nell’indagine parallela a questa, il pubblico ministero Federico Bressan aveva chiesto, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per falso, l’ordinanza di custodia cautelare per il messo comunale Scardicchio, colui che era incaricato di controllare la residenza dei cinesi nuovi arrivati, senza la quale non poteva scattare il permesso di soggiorno. Ma alcuni mesi fa il giudice delle indagini preliminari, pur ritenendo che vi fosse gli indizi, non ha firmato il provvedimento.

Le indagini avevano appurato che il messo comunale, in un’occasione, avrebbe addirittura confermato l’esistenza di un appartamento e la presenza di un cinese a un numero civico che neppure esiste. L’ingegnere di Ca’ Farsetti, invece, avrebbe avuto il compito di falsificare le piante degli appartamenti in cui venivano sistemati i cinesi da Pan. È l’Ufficio tecnico, infatti, che certifica l’idoneità alloggiativa, indispensabile per documentare la disponibilità di locali idonei ad accogliere i soggetti per i quali si richiede il ricongiungimento.

In un appartamento con due stanze, ad esempio, ci possono abitare cinque-sei persone e non tredici, come è capitato, ma ci pensava l’ingegnere a modificare la pianta dell’alloggio: quelle due stanze, per magia, diventava quattro o cinque e tutto andava a posto. Questa seconda indagine è ormai conclusa e tra poco il pubblico ministero deciderà quali sono le richieste da avanzare.

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