Carte di credito clonate, tre arresti
Erano caduti in trappola per il loro vizio di clonare carte di credito. Questa volta sono stati arrestati, nuovamente, dalla Squadra Mobile di Venezia. Sono tre pregiudicati mestrini che con la complicità di ristoratori, negozianti e di un tassista, hanno rubato alcune centinaia di migliaia di euro a ignari turisti. Oltre i tre arrestati, ci sono otto persone denunciate.
In manette sono finiti: S.F.; G.P.; N.P.; tutti e tre di 48 anni, di Mestre, pregiudicati anche per reati specifici. Uno dei quali con elevate capacità informatiche.
I tre, secondo la polizia, fanno parte di un’organizzazione criminale dedita alla clonazione di carte di credito, ricettazione, truffe e falsi. L’organizzazione nel giro di un anno è riuscita a rubare ai conti correnti di svariati turisti, centinaia di migliaia di euro.
La Squadra Mobile, è andata a colpo sicuro sapendo che avrebbe trovato addosso, due giorni fa, ai tre, carte di credito clonate. Subito dopo l’arresto, gli uomini del dirigente Angela Lauretta, hanno eseguito otto perquisizioni a carico di altrettanti indagati, partecipanti a vario titolo all’attività criminale dei tre. Durante le perquisizioni è stato rinvenuto materiale che ha confermato l’impianto accusatorio, come carte di credito clonate, hardware e software necessario alla clonazione delle carte, numerose tessere bancomat e POS relativi a conti correnti di varie ditte inesistenti, nonché materiale cartaceo che documenta la complessità dell’organizzazione criminale. A portare gli investigatori ai tre è stato un tassista, il primo a rubare i dati da carte di credito dei turisti che non usavano il contante per pagare il viaggio.
Il modus operandi consisteva nella clonazione di carte di credito di ignari cittadini, nella maggioranza turisti stranieri, in negozi e ristoranti, grazie a dipendenti “infedeli” oppure di titolari collusi all’organizzazione criminale. Parallelamente, venivano costituite società fittizie o acquisite società di comodo alle quali intestare conti correnti bancari. Tali società venivano così dotate di apparati POS e tessere bancomat. Le carte di credito clonate venivano strisciate su questi apparati simulando operazioni inesistenti, così da far confluire il denaro della transazione frode sui conti correnti delle società “fantasma”. Successivamente, l’organizzazione attraverso i bancomat delle medesime società monetizzava i proventi delle numerose transazioni fraudolente. Gli introiti venivano ripartiti tra i vari partecipanti all’attività secondo percentuali proporzionate al ruolo ricoperto da ciascuno nella struttura.
La fase finale dell’operazione è consistita nel rintracciare e perquisire tutte le “teste di legno”, ossia coloro che, per conto dell’organizzazione, figuravano quali amministratori delegati delle varie ditte fittizie o che si prestavano a cedere il POS dei loro esercizi commerciali per eseguire transazioni con carte di credito clonate per poi spartirsi le somme ottenute.
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