Carraro: «La mia Ascom non aveva alcun buco»

L’albergatore ed ex presidente dell’associazione dei commercianti della Riviera critica la gestione di cognato e nipote: «Dal passivo di 8 mila euro a due milioni»

MIRA. «Queando gestivo io l’Ascom, fino al 2012, c’era un passivo di 8 375 euro , cioè nulla, ora scopro che c’è un buco di quasi 2 milioni e che l’associazione è fuori da Confcommercio. Provo enorme dispiacere, sapendo anche che l’associazione in questi anni è stata gestita da persone di famiglia a me vicine. Questa situazione si poteva evitare se si chiedeva aiuto prima». Lo sfogo di Adelino Carraro, noto ristoratore e titolare dell’hotel “Il Burchiello” di Oriago, per anni presidente di Ascom Riviera, è amaro.

In questi giorni in tanti lo hanno chiamato per capire cose stesse succedendo, ma Carraro tiene a precisare che dall’associazione dei commercianti della Riviera è fuori dal 2012 ,anche se ha mantenuto qualche incarico per Confcommercio a livello provinciale. Insomma con i dissesti attuali non c’entra nulla.

Carraro non ci sta in alcun modo ad essere associato alle figure a livello gestionale del cognato Ennio Matterazzo, attuale presidente, e della nipote Francesca Matterazzo.

Si stima che il debito dell’associazione della Riviera che conta circa 500 aziende nel comprensorio si aggiri su quasi 2 milioni di euro. Si tratta però di debiti per mancati versamenti delle quote Inps, del Tfr e altri debiti deriverebbero da mancati versamenti di Iva e Irpef, tutti dei dipendenti. Le quote degli associati insomma non hanno avuto alcun ammanco, non sono state toccate. Fra i motivi che hanno decretato l’avvio della procedura di espulsione dell’Ascom della Riviera ci sono: la mancata convocazione degli organi associativi, e gravi carenze nella gestione dell’elenco associati, non si capirebbe quanti siano.

«Io nel corso di molti anni ho portato l’Ascom della Riviera del Brenta ad essere un fiore all’occhiello fra le associazioni di categoria veneziane», spiega Carraro, «Contavamo 1100 imprese associate nei 10 comuni ora sono meno di 500. Capisco che c’è stata la crisi ma questa situazione si poteva evitare».

«Si poteva chiedere aiuto al sistema Confcommercio prima», dice, «quando si capiva che da questi problemi era difficile uscirne da soli. Sono sicuro che che in termini riorganizzativi una soluzione sarebbe stata trovata. Certo non sono state toccate le quote degli associati e questo è un fatto positivo».

Ora si riparte da zero e agestire le strutture saranno direttamente Confcommercio provinciale o regionale, lasciando zero autonomia al territorio.

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