Caro-caffè al bar: la tazzina arriva a 1,20 euro
Aumenta il prezzo del caffè, anche San Donà ritocca il costo della classica tazzina. Un euro e 10 centesimi già in diversi bar e pubblici esercizi, ma per il momento i consumatori non si ribellano. La scelta dei primi locali di compiere il passo del rincaro del caffè è stata in qualche modo metabolizzata dai clienti, abituali e non, che hanno avuto la sorpresa una volta alla cassa. Per il momento non c'è alcuna rivoluzione, anche se iniziano ad arrivare le prime lamentele.
Sono stati segnalati aumenti anche a un euro e 20 e non solo per il servizio al tavolo. Una consistente parte dei titolari e gestori di attività commerciali del centro ha però resistito, ma presto probabilmente si adegueranno a chi invece ha alzato il prezzo a partire dal nuovo anno.
Il presidente della Confcommercio mandamentale, Angelo Faloppa, ha difeso la categoria a spada tratta. «Non meravigliamoci troppo», ha detto Faloppa, «in Europa il caffè classico arriva a costare anche 2 euro e 50. In Italia, patria del vero caffè espresso, siamo a un euro e 10 in fondo e credo che con la tassazione ormai insopportabile, i costi, la mancanza di clienti, questo aumento sia il minimo per i gestori dei locali che per stare dentro alle spese, come si dice con la classica formula, hanno dovuto cedere al piccolo ritocco».
Il centro attraversa da tempo una crisi endemica. Stretto tra centri commerciali e outlet, con affitti ancora molto alti per i negozi, non riesce a sollevarsi. Ci sono alcune lodevoli eccezioni, come i negozi Zoom e quelli collegati, tra piazza IV Novembre e via Battisti, che sono cresciuti e hanno investito lanciando un nuovo modo di fare commercio e contribuire in qualche modo all'arredo urbano. La lista Mazzon attacca e annuncia nuove iniziative per il commercio. «Chiudere il centro al traffico sarà il colpo finale», dice Mazzon, che non molla anche se è ricoverato per problemi di salute, «già piazza Indipendenza chiusa al traffico è stato un primo blocco molto grave. Ci riserviamo una raccolta di firme per proporre di tombinare la fontana sempre rotta e far circolare nuovamente il traffico almeno da una parte della piazza. La città non ha un centro storico che possa essere chiuso completamente perché altrimenti morirà del tutto. Spiace vedere negozi come quelli della famiglia Fumei che chiudono dopo decenni, ma questo toccherà a molti altri di questo passo».
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