«Cardiochirurgia, perdita grave per la nostra Asl»

Mirano. Volantinaggio del comitato Salvioli contro la chiusura del reparto «Un atto d’imperio della Regione malgrado le ripetute raccolte di firme»
Mirano (Venezia):.III giornata di cardiologia interventistica miranese.dott. Bernhard Reimers durante l'intervento.20/10/2001 © Light Image studio.Morsego
Mirano (Venezia):.III giornata di cardiologia interventistica miranese.dott. Bernhard Reimers durante l'intervento.20/10/2001 © Light Image studio.Morsego

MIRANO. Il comitato Salvioli va alla guerra su Cardiochirurgia. Parte un’azione di volantinaggio per spiegare ai cittadini di Mirano e dintorni cosa cambierà ora che il reparto d’eccellenza dell’ospedale è chiuso. «Un atto d’imperio della Regione, malgrado le ripetute raccolte di firme e le proteste di sindaci e comitati», scrive il Salvioli nel foglietto, «si è voluto interrompere il percorso continuo di assistenza ai malati cardiopatici della nostra Usl, che iniziava con gli screening di prevenzione, i controlli di Medicina dello sport, le cure ambulatoriali cardiologiche e proseguiva con gli interventi in unità di Terapia intensiva, nelle sale di emodinamica ed elettrofisiologia, nella sala di Cardiochirurgia, nella Rianimazione specialistica e nella Riabilitazione cardiaca. E ancora: nell’attività di controllo nel tempo costruito con passione in trenta anni di attività dal primario emerito Piero Pascotto».

Il comitato elenca poi i vantaggi che la presenza del reparto diretto fino a qualche mese fa da Alessandro Giacomin, aveva prodotto: «Liste d’attesa per interventi ridotti al minimo, assistenza pre e post operatoria con degenza in Cardiologia con elevato livello di gradimento da parte dei pazienti, testimoniato anche dalla forte attrazione di pazienti fuori Usl e fuori regione. In ben 18 anni di attività i costi di gestione della Cardiochirurgia miranese sono risultati sempre sorprendentemente contenuti».

Adesso cambia tutto e il comitato coordinato da Aldo Tonolo mette i miranesi di fronte al dato di fatto, ricordando la proposta scartata: «L’ottimizzazione dei tempi d’intervento e dei costi di gestione era alla base della proposta del nostro comitato: che la Cardiochirurgia avesse sì sede e primario all’ospedale dell’Angelo, con due sale operatorie per le urgenze-emergenze, mantenendo, però, aperta la sala operatoria di Mirano per le operazioni programmate, usufruendo tra l’altro dell’attività dell’iperdotata Rianimazione specialistica post-intervento miranese e garantendo senza altri costi anche lo stand-by a Emodinamica, importante centro h-24 della rete infarto regionale».

Una richiesta fatta più volte, anche nelle ultime settimane, dal Salvioli alla Regione: ripensare l’organizzazione della Cardiochirurgia veneziana unica adottando il modello dipartimentale, meno costoso, con tempi di attesa brevi e percorso terapeutico completo.

«Un ripensamento segno di buon senso», conclude il Salvioli, «purché avvenga in tempi brevi prima che inizi la fuga degli specialisti di fama mondiale operanti nelle strutture miranesi, impoverendo tutta la sanità veneziana».

Filippo De Gaspari

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