Carcere, maglie sintetiche vietate medico allontanato dal direttore

I capi d’abbigliamento in pile non potranno più essere utilizzati perché altamente infiammabili Camice bianco “non gradito” perché per calmare un detenuto gli aveva offerto della cioccolata
Di Giorgio Cecchetti
BOLLIS INTERPRESS VENEZIA 13.01.2009.- CARCERI SANTA MARIA MAGGIORE.
BOLLIS INTERPRESS VENEZIA 13.01.2009.- CARCERI SANTA MARIA MAGGIORE.

Nel carcere veneziano di Santa Maria Maggiore, con l’arrivo dei primo freddo invernale, i detenuti potranno proteggersi soltanto con maglioncini di cachemire per ordine del direttore Immacolata Mannarella. Potrebbe sembrare uno scherzo, ma in realtà lo è soltanto a metà, visto che il direttore nei giorni scorsi ha firmato una disposizione che vieta l’introduzione di capi di abbigliamento di pile e ordina a tutti i detenuti che ne posseggono uno o più in cella di consegnarlo. Il pile è un tessuto leggero e voluminoso che riesce a mantenere il calore molto bene.

Il pile è perfetto per l'abbigliamento invernale, tiene caldo contemporaneamente assorbe ottimamente l'umidità, è traspirante e compensa molto bene il calore, per questa ragione il pile è stato inizialmente impiegato per l'abbigliamento tecnico e sportivo, poi si è diffuso e ormai è diventato di uso comune. L’hanno messo a punto negli Usa nel 1979 ed è costituito da una fibra sintetica, ricavata dal poliestere. Proprio per questo il direttore l’ha evitato, perchè sarebbe un tessuto molto infiammabile. La decisione è arrivata dopo quella che aveva vietato anche i giubbotti e gli altri capi d’abbigliamento in nylon. La disposizione non ha mancato di provocare vibrate proteste tra i detenuti, visto che i capi d’abbigliamento di quel tessuto sono molto più economici di quelli fatti di lana o altro tessuto.

Ma a Santa Maria Maggiore c’è fermento anche per un’altra decisione della direzione. Sarebbe stata ritirate l’autorizzazione ad entrare nel carcere ad un medico, che da tempo faceva parte del gruppo di sanitari dell’Asl 12 che si occupa per legge della salute dei detenuti. Nei documenti ufficiali non sarebbe riportata la motivazione dell’allontanamento da Santa Maria Maggiore della dottoressa in questione, che ora si occupa delle detenute della Giudecca, ma il direttore Mannarella avrebbe spiegato che il medico non sarebbe più gradito perché ha trattato un detenuto con troppa familiarità. Questi i fatti: alcuni giorni fa, gli agenti della Polizia penitenziaria avrebbero accompagnato in Infermeria un detenuto piuttosto agitato, che loro non erano riusciti a calmare. La dottoressa avrebbe cominciato a parlargli, gli avrebbe offerto anche un pezzo di cioccolata e lentamente la situazione era tornata alla normalità. I colleghi della dottoressa spiegano che avrebbero agito nello stesso modo, che il gesto del medico in questione rientra in un comportamento del tutto professionale e che l’approccio in questi casi è proprio quello giusto. Ma il direttore ha giudicato diversamente.

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