Capodanno con la crisi Addio al “tutto esaurito”

Jesolo. Poche le prenotazioni nei pochi alberghi che sono aperti per le festività Aumentate del 30% le chiusure di negozi e ristoranti nel periodo invernale
Di Giovanni Cagnassi

JESOLO. Capodanno a Jesolo, addio al tutto esaurito. Certo, i tempi sono cambiati, ma la città balneare non ha più nel Capodanno il fulcro di presenze della stagione invernale.

La festa in piazza Mazzini, con Radio Company, sarà un'attrazione soprattutto per i giovani che trascorrono la notte in città prima di tornare a casa. E, in ogni caso, le feste in piazza non sono più l'attrattiva principale del Capodanno. Al palaturismo, il ballo liscio sarà un appuntamento atteso per un pubblico adulto organizzato dal Casa Paloma. Non certo turisti in vacanza. A tutti è parso che durante le feste la città balneare sia rimasta in letargo. Pesano soprattutto le chiusure di molti negozi e ristoranti che sono aumentate durante l'inverno a causa della crisi. Si parla di un più 30 per cento di locali chiusi.

Jesolo è tornata a essere città vissuta soprattutto dai suoi residenti, anche se non sono mancate sortite dall'entroterra soprattutto nei parchi commerciali. «Il commercio sta attraversando un periodo di grande difficoltà a Jesolo», dice dal consigliere comunale, Giorgio Pomiato, «se andiamo avanti così saremo noi commercianti i veri "corpi plastinati" da esibire e imperituro ricordo in piazza Brescia nella famosa mostra. Concorrenza dei parchi commerciali e l’outlet di Noventa di Piave ci stanno schiacciando. È il momento di pensare a come rilanciare il settore in una città che d'inverno è tornata a chiudere i battenti in barba all'allungamento stagionale e alla Jesolo tutto l'anno di cui si parlava tanto in passato».

Gli alberghi aperti non sono più di una trentina. Le prenotazioni non sono arrivate, dunque non è possibile pensare di aprire una struttura in bassa stagione con i costi di energia e personale da sostenere. «Non solo», commenta Luigi Serafin, consigliere della lista Tutti per Jesolo, «le tasse stanno soffocando il commercio e in particolare la ristorazione che è uno dei nostri punti forti. Ci sono ristoranti che devono pagare dai 9 ai 12 mila euro di tassa per l'immondizia. Non possiamo sostenere certi costi alla luce anche della crisi che porta la gente a spendere meno perché non ha sostanzialmente soldi in tasca».

E la crisi, in questo Natale, si è fatta sentire soprattutto nei pranzi natalizi, la quasi totalità dei quali sono rimasti tra le mura domestiche.

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