«Caos a Venezia, serve informazione»

L’episodio del marinaio schiantatosi su un taxi tuffandosi dal ponte di Rialto: solo l’ultimo di una serie di atti di ignoranza
Di Enrico Tantucci

Venezia, questa sconosciuta. L’episodio del marinaio neozelandese un po’ alticcio che si è tuffato l’altra notte dal ponte di Rialto come se fosse dal trampolino di una piscina, schiantandosi sul tetto di un taxi che passava e riportando gravi ferite, è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che testimonia di come molti dei turisti “mordi e fuggi” che sbarcano ogni giorno a Venezia, poco o nulla sappiano di questa città, della sua natura, del suo funzionamento.

Ignoranza. Un’ignoranza urbana diffusa che dà origine a una serie di comportamenti assurdi o fortemente degradati che sono in preoccupante aumento, proporzionalmente alla crescita del numero dei turisti. Sono diventati un fenomeno “normale”, ad esempio, i ciclisti che girano per le calli con le loro bici cariche di sacchi con cui sono arrivati da Piazzale Roma e che si portano tranquillamente dietro per ponti e calli. Fino ad arrivare - come è accaduto - a “parcheggiarle” appoggiate a una sedia del Caffè Florian, dove si fermano per una consumazione.

In auto in città. Non è più un caso isolato anche quello dell’automobilista che qualche settimana fa “viaggiava” per la Fondamenta di Santa Chiara, convinto di arrivare in albergo con la sua auto seguendo le indicazioni di Google Maps. E se anche non si tuffano dal ponte di Rialto, sono sempre più frequenti i casi di turisti che fanno il bagno nei canali - qualcuno addirittura in Bacino San Marco - nuotando spensierati tra una barca e l’altra, come se fossero in un grande parco acquatico.

Pic-nic. Sono ormai la norma, infine, i pic-nic in Piazza San Marco o lungo i ponti che lo circondano di famigliole o escursionisti, il relax pomeridiano distesi sui masegni, tra lattine e bottiglie. E, in alcuni casi, anche le vandaliche “spedizioni” di chi si arrampica tra i capitelli di Palazzo Ducale. Comportamenti che normalmente qualifichiamo con il termine di “degrado”, ma che, visti tutti insieme, dànno appunto l’idea di una paurosa ignoranza rispetto alla città in cui sono sbarcati di chi se ne rende protagonista. La stessa per cui occupano interamente una calle - ostruendola - senza tenere la destra, perché nessuno ha loro insegnato che a Venezia si cammina così perché le strade sono strette. O per cui occupano i ponti, sedendosi ai loro piedi, perché li vedono come belvederi ideali per selfie o foto e non più come infrastrutture di passaggio, come in qualsiasi altra città.

Turisti maleducati. Proprio sulla necessità di una maggiore informazione mette l’accento anche il direttore dell’Ava, l’Associazione veneziana albergatori Claudio Scarpa: «Turisti maleducati purtroppo ce ne saranno sempre, ma il problema è fornire a chi arriva, o ancora prima dell’arrivo una corretta informazione su questa città. Ricordo un rettore di un’università americana, non un turista incolto, che doveva partecipare a un dibattito all’Auditorium Santa Margherita e mi chiedeva sconsolato da dove partisse l’autobus per arrivarci, perché non trovava la fermata...».

Informazione. È necessaria un’informazione più corretta su questa città per chi arriva, fatta collegandosi con i tour operator, ma anche partecipando alle fiere internazionali - ad esempio la Regione non ha voluto partecipare all’ultima edizione della Bit, la Borsa internazionale del turismo, ma noi ci siamo andati lo stesso come Ava - e riaprendo i punti informativi per i turisti in città. Ora che non c’è più l’Apt, è un compito questo che deve assumersi il Comune attraverso Vela e in autunno avremo un confronto su questi temi. Serve un’informazione diffusa di base, che spieghi ad esempio che a Venezia si cammini a destra nelle calli o che spieghi come funziona a Venezia il problema dell’acqua alta. I turisti che arrivano e che sentono parlare di 110 o 120 centimetri di acqua alta, sono tutti convinti che camminando nelle calli troveranno appunto l’acqua a quell’altezza. Non sanno che si tratta della misura del medio mare presa alla Punta della Salute e forse anche il Centro Maree dovrebbe cambiare il modo di informazione, spiegando appunto quale sarà il livello effettivo dell’acqua nelle calli».

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