Caorle, la svolta green della tenuta più grande d'Italia

CAORLE (VENEZIA). Chissà quali invenzioni segneranno il paesaggio alle tre porte di Ca' Corniani tra un anno. Di sicuro ciascuna delle tre "soglie" della tenuta, in particolare a ridosso del monumentale ponte a bilanciere che affratella queste terre basse a quelle olandesi, sarà segnata da sculture formato kolossal o interventi di land art.

In ottobre la giuria del concorso internazionale, che verrà presentato alla Triennale di Milano, avrà individuato il vincitore, per maggio 2018 le tre installazioni saranno tutt’uno con il paesaggio.
Paesaggio che fu palude fino a quando Generali, che l'aveva acquistata dai conti Corniani nel 1851, ne promosse la pionieristica bonifica (settant'anni prima degli interventi condotti dal regime fascista nel Veneto Orientale).
Paesaggio che tornò a essere palude malarica proprio un secolo fa: dopo la rotta di Caporetto, le campagne vennero allagate per frenare l'avanzata dell'esercito imperiale, le botti di vino uscivano dalle cantine e galleggiavano sull'acqua salmastra e ovunque era la devastazione. Ma poi con il Ventennio bonifiche e investimenti sono ripartiti e così il paesaggio ha ripreso la forma che vi aveva voluto Daniele Francesconi.
Il veneziano segretario della Compagnia del Leone fu il massimo artefice dell'acquisto di queste terre nel 1851, di ritorno dall'esilio dopo i falliti moti insurrezionali del 1848. In qualche modo il paesaggio è stato plasmato dalla sua intuizione.
Paesaggio che dall'anno venturo, oltre che dalle installazioni di land art, sarà segnato anche da una trentina di chilometri di nuove piste ciclabili, mentre avranno una estensione di 5 chilometri le fasce fiorate.
Il progetto di rilancio del primo investimento terriero nella storia di Generali - una sorta di isola di 1.770 ettari circoscritta dai due rami del Livenza e dal canale Commessera - include poi l'impianto di centinaia di aceri, faggi, pioppi, insomma boschetti planiziali utili a dare ombra ai ciclisti di passaggio.
"Non parliamo di poca cosa, perché i miei agronomi mi hanno guardato con tanto d'occhi quando hanno capito che andiamo a incidere sul 5% della superficie delle nostre campagne" dice Alessandro Marchionne, amministratore delegato di Genagricola.

E poi è allo studio il recupero di alcune delle 70 cascine disseminate nel podere soprattutto della corte centrale, dove storicamente orbitavano oltre agli uffici anche l'asilo, il teatro, l'ambulatorio medico, il cinema, lo sportello delle Poste, la scuola elementare, il mulino a pietra, la villa padronale, la chiesa con annessa canonica.
Magari verrà il tempo pure per restaurare la trebbiatrice importata dal Regno Unito nel 1904 o gli impianti della idrovora di inizio '900, che fino a un paio di decenni fa era la sola garanzia contro un dato di natura: le campagne sono circa un metro sotto al livello del medio mare.

In qualche modo la Compagnia del Leone torna sui suoi passi. Riscopre il valore della terra e restituisce un senso strategico al suo essere - con 25 tenute dal Friuli alla Calabria e campagne per 8mila ettari - uno dei principali attori dell'agricoltura italiana e, in particolare, un insospettabile protagonista tra i produttori di vino.
Diciamo insospettabile perché lo slogan "Genagricola, le Generali che non ti aspetti" è davvero azzeccato: per esempio, solo gli addetti ai lavori sanno che il marchio del Leone di Trieste sta dietro a tanti nomi di cantine tra le più cariche di premi, disseminate tra Piemonte, Romagna, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto.

"Il nostro piano è fondato per il 70% sul business della agricoltura tradizionale e per la parte rimanente sul vino, tenendo insieme innovazione, economicità e sostenibilità" dice ancora Marchionne. Economicità è concetto universale in ogni business, sostenibilità fa rima con ambiente. E innovazione?
"Uno dei trend futuribili - risponde Marchionne - consiste nella agricoltura di precisione. Pensiamo a un trattore che si guida da sè, dotato di gps e di dosatori delle sementi capaci di valutare un trattamento differenziato zolla per zolla. Il nostro prossimo dipendente di punta? Un nuovo laureato ottenuto incrociando un agronomo e un ingegnere".
Innovazione fa rima con meccanizzazione, tant'è che impressiona sentir raccontare che ai tempi che furono vivevano dei seminativi, dei bovini, dei maiali e delle uve di Ca' Corniani le famiglie di una ottantina di mezzadri.

La piccola comunità nel suo complesso contava oltre tremila persone. Tempi in cui Caorle aveva all'incirca duemila abitanti. Adesso lavorano stabilmente qui, a occuparsi di barbabietole, mais e frumento a meno di un chilometro dal mare, una trentina di persone e, nelle fasi di lavorazioni più intense e stagionali, non arrivano a raddoppiare.
Se Genagricola sta coltivando un piano di rilancio dipende pure dalla personale passione per la terra e il vino del suo presidente, Giancarlo Fancel, direttore finanziario del gruppo assicurativo per l'Italia, presidente di Banca Generali e di Genagricola, originario di Portogruaro.
"Partiamo da Ca' Corniani - dice Fancel - per valorizzare la storia di tutte le nostre aziende agricole e per rafforzare il legame con Generali. Premesso che non vogliamo diventare operatori turistici, con questo progetto miriamo a dare più enfasi al nostro patrimonio e al territorio. Come abbiamo assistito a un boom del turismo legato al vino in Piemonte, Toscana, Friuli, perché non dovrebbe avvenire anche in questa fascia del Veneto? Ricordo che nell'arco della costa Nord dell'Adriatico insistono 70 milioni circa di presenze turistiche all'anno. E in queste campagne possono trovare una alternativa alla spiaggia come monocultura".

Tentiamo un esempio semplice. Una delle architetture più stravaganti nel panorama della corte di Ca' Corniani è senza dubbio la cantina, sul cui tetto svetta una dozzina di strambi camini. Ma per quei camini passa il vento che naturalmente climatizza gli ambienti della cantina e la rende a suo modo unica. E se le piste ciclabili e la tenuta saranno frequentate non ne avranno un beneficio anche il buon nome di Generali e le vendite di vino in cantina?
Quando Fancel evoca la questione turismo e parla del "legame" con Generali, chiama in causa interventi concreti. In piazza San Marco, la Compagnia del Leone sta per avviare il recupero dei Giardini Reali e un ambizioso progetto di restauro delle Procuratie Vecchie. Procuratie che furono la sede fin dal 1836 della Direzione di Generali per l'Italia. E con il cuore di Venezia dovrebbe essere collegata la tenuta di Ca' Corniani, che sull'argine del Livenza ha da sempre un molo, pronto a accogliere barche dedicate a far la spola con la laguna e la Serenissima.
Dicevamo che l'intervento su Ca' Corniani è il primo tassello di un programma di valorizzazione del patrimonio agricolo del Leone. Sono in corso i lavori, tra l'altro per il restauro della villa padronale nella tenuta di Torre Rosazza sui colli orientali del Friuli (in provincia di Udine).
Ma del nuovo corso sono stati a loro modo indizi chiari anche l'acquisto in Valpantena a dicembre '15 dei 38 ettari dell'azienda Costa Arente (Amarone come focus), così come il cantiere per la nuova cantina delle sterminate campagne di Generali in Romania. Sterminate vuol dire 5mila ettari nella zona di Arad.
Tutto governato dalla sede operativa, che sta a Loncon di Annone Veneto presso l'Azienda Sant'Anna.
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La scheda. Descrizione sintetica attività Genagricola
- Viticoltura: 900 ettari coltivati tra Italia - dal Friuli al Piemonte, al Veneto, comprendendo Emilia Romagna e Lazio - e Romania.
- Seminativi: 13.000 ettari di terreni coltivati per la produzione di grano, mais, riso, barbabietole, soia, colza, girasole e tanto altro ancora. Le scelte colturali assecondano le peculiarità del luogo e valorizzano le competenze e le tradizioni locali.
- Allevamento: circa 9000 capi all’anno di bovini, soprattutto vacche da latte e bufale.
- Energie rinnovabili: sfruttamento di alcuni prodotti residui delle lavorazioni agricole per produrre biogas, da cui energia elettrica. Ogni anno si produce energia ecosostenibile sufficiente ad alimentare il consumo di 6.000 famiglie italiane.
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