Caorle, la lottizzazione di Ottava Presa finita tra debiti e sterpaglie

La “Nava Immobili srl” fu costretta a fermare i lavori affidati alla “Progetto Casa” ancora nel 2011, procurando danni economici a numerosi artigiani e fornitori 
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - CAORLE - LA CASA INCENDIATA E IL GRUPPO DI VILLETTE DELLA ZONA A OTTAVA PRESA DI CAORLE
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - CAORLE - LA CASA INCENDIATA E IL GRUPPO DI VILLETTE DELLA ZONA A OTTAVA PRESA DI CAORLE

CAORLE. Le fiamme che hanno avvolto la notte scorsa la villetta della “Nava Immobili srl” hanno riacceso l’interesse sulla vecchia lottizzazione che ha riguardato la frazione di Ottava Presa nel comune di Caorle.

Una lottizzazione finita tra sterpaglie e tra debiti insoluti. Le 14 villette sono ancora al grezzo dopo che nel 2011 è scaduto il termine per la conclusione dei lavori iniziati nell’agosto 2008 e affidati dal titolare della concessione, la Nava Immobili srl del noto immobiliarista residente a Caorle, Claudio Casella, alla ditta “Progetto Casa”.

L’amministratore unico della Progetto Casa ha un nome e un cognome ingombrante: Raffaele Oppido, residente ad Arcole in provincia di Verona.

Lo ritroviamo più volte negli atti dell’inchiesta Aemilia sugli affari della cosca ’ndranghetista di Nicolino Grande Aracri. Non è indagato, Raffaele Oppido, ma i carabinieri di Fiorenzuola d’Adda su di lui scrivono: “In conclusione è possibile ritenere che Oppido Raffaele, sia senza ombra di dubbio, affiliato all’organizzazione criminale emiliana”.

Sulla conduzione del cantiere da parte di Oppido, il geometra Ivone Zusso direttore dei lavori fino al 2009, racconta: «Ho rinunciato all’incarico affidatomi dall’Immobiliare Nave di Claudio Casella perché c’era una cattiva organizzazione dei lavori», racconta il geometra, «le ditte venivano da fuori e non lavoravano come si deve, non era stata fatta nemmeno la recinzione».

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Nell’agosto del 2010 l’impresa Progetto Casa rinuncia formalmente all’incarico, dopo aver abbandonato il cantiere malgrado i richiami del nuovo direttore dei lavori, l’architetto Radames Carbonera che lamenterà come «l’impresa Progetto Casa srl ha abbandonato il cantiere senza dare alcuna comunicazione e senza autorizzazioni dello scrivente, lasciando i lavori fino ad oggi eseguiti privi di adeguate protezioni e oggetto delle intemperie con inevitabili danni alle strutture (…)».

Si ignorano i motivi per cui l’immobiliarista Casella abbia dato fiducia a una ditta come la Progetto casa la cui sciatta conduzione dei lavori ha portato al naufragio del progetto.

Di certo Casella si era inizialmente accordato con Raffaele Oppido per accollarsi i debiti di un’altra società gravitante nell’orbita ’ndranghetista, la Faecase, società strategica per i piani della cosca dei Grandi Aracri e il cui primo amministratore fu proprio Casella.

L’accordo non andrà poi in porto, ma i contatti tra Casella e Roberta Tattini, consulente della cosca e condannata a otto anni e otto mesi nel processo Aemilia, sono ampiamente documentati nelle carte dell’inchiesta.

Nel frattempo un certo allarme stanno destando i lavori di disboscamento che Casella ha inaugurato nell’area del Villaggio delle Terme. Area, ora abbandonata, ma dove l’immobiliarista è titolare di un contestato progetto di lottizzazione che ha destato l’interesse della procura antimafia di Trieste.

Il fallimento del progetto di Ottava Presa ha procurato seri danni a diversi artigiani coinvolti nelle forniture e nei subappalti. In realtà non sembra che la Edilcostruzioni mancasse di liquidità ad ascoltare quanto racconta Raffaele Oppido a un suo compare: «Tu i soldi che hai incassato dell’edilcostruzioni... 800 mila euro... Tonì. .. al cantiere di Portogruaro... non ci hai messo una lira... che tutti i soldi sono andati a finire sotto! ! ! te li sei incassati tutti sotto...».

L’incendio dell’altra notte potrebbe essere una conseguenza della scia di rancore che lo spericolato progetto di Casella ha portato con sé.

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