Cantone: sul Mose ancora rischio corruzione
ROMA. Il presidente dell'Anticorruzione Cantone ha chiesto formalmente il commissariamento del Consorzio Venezia Nuova, concessionario dei lavori del Mose, al Prefetto di Roma. La lettera, datata 5 novembre, ricostruisce i passaggi centrali dell'inchiesta giudiziaria aperta sul Mose e spiega le ragioni su cui si fonda l'istanza di commissariamento, presentata sulla base della recente normativa che ha affidato nuovi e più ampi poteri all'Autorità anticorruzione.
Alla richiesta inoltrata al Prefetto è allegata l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Venezia il 31 maggio 2014 nell'ambito dell'inchiesta Mose. L'ordinanza - si legge nella lettera - «ha ricostruito con assoluta chiarezza un sistema corruttivo diffuso, ramificato e consolidato in seno al Consorzio Venezia Nuova, con particolare riferimento ai rapporti che lo legavano all'organo vigilante, il Magistrato delle Acque di Venezia».
Nella lettera di Cantone si legge fra l’altro: «I mutamenti intervenuti nella direzione del Consorzio, a seguito delle dimissioni presentate dall'ing. Mazzacurati, quali la nomina dell'ing. Hermes Redi a Direttore generale e del dott. Mauro Fabris a Presidente e il rinnovo del consiglio d'amministrazione» non hanno «fatto venire meno i rischi di ulteriori condizionamenti illeciti nell'esecuzione della concessione».
«Risulta infatti pacifico - si legge ancora nella lettera di Cantone - che tali misure di sostituzione della compagine sociale non possono rappresentare un'effettiva novità sul piano della governance. Resta infatti invariato il quadro societario, a cui partecipano (ancora oggi) tutte le società già coinvolte nelle indagini giudiziarie e i cui vertici sono stati raggiunti da ordinanza cautelari. Anche la stessa nomina del dott. Mauro Fabris - prosegue il documento - non appare orientata ad esprimere una chiara volontà di rottura rispetto al passato. L'ordinanza di custodia cautelare» (emessa dal gip il 31 maggio 2014, e che non conteneva misure a carico di Fabris) «evidenzia infatti chiaramente - rileva l'Anticorruzione - come Fabris si interessasse personalmente delle vicende del Consorzio e intrattenesse rapporti con il Mazzacurati». La lettera rinvia su questo punto all'ordinanza del gip e a due intercettazioni telefoniche. «In particolare - scrive infatti Cantone - si rinvia alla prima delle due intercettazioni, risalente all'8 settembre 2011, in cui il Mazzacurati commenta sfavorevolmente l'imminente nomina del D'Alessio a presidente del Magistrato alle acque e lo stesso Fabris si impegna a fornire futuri aggiornamenti sulla questione». «Successivamente, nel 2013, allorchè il Mazzacurati si è attivato, attraverso i suoi contatti con Incalza Ercole, del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, nel tentativo di impedire la nomina a Presidente del Magistrato alle Acque di Riva Fabio e di far nominare in sua vece, Signorini Paolo Emilio, Fabris, come attesta l'intercettazione telefonica del 17 giugno 2013 (ovvero nel mese precedente alla sua nomina a Presidente) si è dimostrato perfettamente addentro alla questione con un preciso ruolo di collegamento». «Risulta allora chiara - rileva Cantone - la necessità di porre in essere misure preordinate a salvaguardare gli interessi pubblici coinvolti e a garantire che la concessione venga eseguita al riparo da ulteriori condizionamenti criminali e a escludere che il Consorzio possa trarne ulteriori profitti illeciti».
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