Cantieri a Pellestrina Actv ha speso 50 milioni

I lavoratori Cav a rischio e all’Arsenale lo storico Bacino piccolo è abbandonato Il presidente Scalabrin: «Una scelta già operativa che non abbiamo fatto noi»
Di Alberto Vitucci

VENEZIA. Cinquanta milioni di euro per spostare i cantieri Actv a Pellestrina e al Tronchetto. E all’Arsenale i bacini di carenaggio sono vuoti e abbandonati. Protestano i lavoratori per una scelta ormai diventata definitiva. Che ha decretato l’uscita dalla città storica di un’altra attività produttiva importante come la manutenzione delle navi Actv. E il degrado di una struttura storica (i Bacini) unici nel loro genere in Adriatico, costruiti per rendere efficienti e rapide le manutenzioni delle chiglie.

Da qualche mese l’attività di manutenzione si è spostata negli ex cantieri de Poli a Pellestrina. Un’ora di navigazione per andare, un’ora per tornare. «Ma purtroppo è una scelta già operativa, che non abbiamo fatto noi», dice il presidente dell’azienda di trasporto pubblico Luca Scalabrin, «purtroppo irreversibile perché abbiamo fatto milioni di investimenti per le nuove strutture». Non si può tornare indietro, dunque. E la città è destinata a perdere un’altra attività, tra l’altro storica: la riparazione di navi e barche che si faceva in Arsenale.

«Noi siamo disponibili, abbiamo anche le competenze necessarie», dicono i rappresentanti dei 30 lavoratori della Cav (Costruzioni Arsenale Venezia) che dopo lo scandalo Mose sono rimasti senza lavoro, «qui si potrebbero riparare le barche delle flotte delle aziende. Risparmiare e creare lavoro. Il 31 dicembre scatta per loro il licenziamento, perché l’azienda di proprietà del Consorzio Venezia Nuova sarà sciolta. E così professionalità ed esperienze andranno perdute.

Ma la politica raramente ragiona con visioni strategiche. Dunque, gli investimenti per rilevare gli ex cantieri De Poli dopo la procedura fallimentare producono adesso la chiusura della cantieristica in Arsenale.

Nel piano di Actv che si sta mettendo in atto anche il cantiere di Sant’Elena sta per essere dismesso e abbandonato. Stavolta in favore del Tronchetto, dove è quasi pronta la nuova struttura che dovrà ospitare le piccole manutenzioni. A Sant’Elena intanto non è ben chiaro cosa succederà. C’è un progetto alternativo pronto da anni, elaborato dall’ex dirigente di Urbanistica, l’architetto Franco Bortoluzzi. Verde pubblico e case, negozi, servizi. Un modo per rivitalizzare l’area di Castello est marginalizzata dal turismo e senza lavoro. Il cantiere però anche qui se ne andrà, in parte al Tronchetto, in parte a Pellestrina. Un’operazione che – come si può leggere nel bilancio Actv 2013 – è costata finora 49 milioni e 800 mila euro.

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