Cantiere Gpl a Chioggia, altri due esposti

Chioggia. Presentati dal comitato per segnalare le anomalie dell’apertura del secondo varco
CHIOGGIA. Esposti in Procura e alla Corte dei conti per segnalare le “anomalie” dell’apertura del secondo varco per il cantiere Gpl. Il comitato No Gpl ieri ha inviato nuove segnalazioni alle autorità sostenendo che Costa Bioenergie non abbia alcuna autorizzazione per procedere con la realizzazione dell’accesso (100 metri più a sud di quello attuale) e che l’unico ente a presentare istanza per l’accesso sia stato Aspo, nel 2015, chiedendo un secondo varco doganale a servizio del porto.


Richiesta bocciata dalla Salvaguardia nel 2016 e reiterata da Aspo nel luglio scorso. I No Gpl hanno inviato copia dell’esposto anche alla Capitaneria di porto, all’Autorità portuale di sistema e al Consorzio di bonifica Brenta Bacchiglione.


«Siamo sconvolti da tanta disinvoltura», spiega Roberto Rossi, presidente del comitato, «a nostro avviso la ditta non ha alcun titolo per eseguire questi lavori. Sta aprendo un varco in area demaniale e tombinando il canale di scolo. La ditta non ha presentato domanda per aprire questo varco, l’unica istanza agli atti è quella che Aspo ha fatto nel 2015 sostenendo la necessità di realizzare un secondo varco doganale per facilitare l’accesso dei mezzi pesanti che hanno difficoltà sul primo varco. Parliamo quindi di un’istanza a servizio dell’attività portuale. Quella domanda è stata respinta dalla Salvaguardia nel 2016 e ripresentata da Aspo nel luglio scorso. Ora ci chiediamo come un’istanza generale, peraltro respinta, a servizio del porto si possa tramutare in un’istanza a servizio di una sola ditta per un cantiere privato. Siamo allibiti e arrabbiati». Il comitato ha interpellato anche i consiglieri di Aspo per capire come sia possibile l’apertura di questo cantiere.


«Sostengono di non saperne nulla», spiega Rossi, «e di non aver mai votato in cda per questa cosa. Ecco perché oggi (ieri
ndr)
oltre agli esposti in magistratura, abbiamo inviato una diffida anche ai consiglieri perché si attivino e chiedano conto di quanto si fa in nome dell’ente in cui siedono. Un appello però lo rivolgiamo anche al Comune. Ieri in Consiglio comunale il dirigente ai lavori pubblici Stefano Penzo ha detto che l’area è demaniale ed è in concessione ad Aspo e che il canale di scolo è di competenza del Consorzio di bonifica, esimendo l’amministrazione da qualsiasi responsabilità. Noi, però, abbiamo una sentenza della Corte di cassazione che sostiene che i fossati o i canali che corrono lungo una strada siano di competenza del proprietario della strada, in questo caso il Comune».


Il comitato ritiene, quindi, che l’amministrazione abbia titolo per chiedere spiegazioni e avviare controlli. La ditta ritiene che l’autorizzazione sia compresa nel decreto interministeriale del 26 maggio 2015 che funge da autorizzazione omnicomprensiva spiegando che il varco era indicato nella planimetria originaria presentata nelle Conferenze dei servizi a Roma.


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