Canoni pregressi, è scontro fra Magistrato alle Acque e gli ex soci del Covealla

Secondo l’Agenzia del demanio i caparozzolanti sono insolventi di 600 mila euro I soci delle coop respingono le accuse: «Abbiamo sempre pagato, nessun debito»

CHIOGGIA. Potrebbe essere venerdì il momento della chiarificazione sulla complessa vicenda dei canoni pregressi (dal 1995 in poi) che il Magistrato alle acque e l'Agenzia del demanio chiedono agli ex soci del Covealla. Venerdì, infatti, si svolgerà l'incontro che le associazioni di categoria (Lega Pesca, Federcoopesca, Coldiretti) hanno chiesto agli enti suddetti dopo che sono cominciate ad arrivare le lettere che, appunto, quantificavano in quasi 600mila euro la somma che i caparozzolanti aderenti al Consorzio dovrebbero pagare, in solido tra loro, per le concessioni lagunari per allevamento ottenute in quegli anni. Lo scopo della comunicazione, dichiarato nello stesso testo della lettera è interrompere il decorso della prescrizione che dovrebbe essere di durata decennale.

Una analoga comunicazione era, infatti, arrivata, al morente Covealla sul finire del 2004, ma non aveva avuto alcun seguito perché il consorzio, già in odore di liquidazione da parte della Provincia, era stato sciolto l'anno successivo. I pagamenti pretesi da Magistrato e Demanio, quindi, si collocano in due lunghi archi temporali: dal 1994-’95, anno di creazione del Covealla e di rilascio delle prime concessioni, al 2004, anno delle prime richieste di pagamento, e dal 2005 al 2014, intervallo trascorso prima della seconda richiesta gravata da oneri e interessi. Ma i pescatori non sembrano convinti che le richieste siano giustificate.

«La mia coop ha sempre pagato le quote al Covealla» dice, ad esempio, Alberto Corrieri, direttore di Coopesca. E, come la sua, molte altre cooperative sostengono di essere in regola, di poterlo dimostrare, o di non essere tenute a quell'obbligo perché, magari, in qualche raro caso, non avevano mai aderito al Covealla. L'impressione dei caparozzolanti è che le lettere di sollecito siano state spedite “a pioggia”, ovvero senza distinguere le singole posizioni, per non cadere nella prescrizione ma lasciando ai vari operatori l'onere di recuperare, dopo vent'anni, le ricevute dei pagamenti. Cosa non facile, sia per il tempo trascorso, sia per le vicissitudini della categoria che ha perso le migliaia di operatori di un tempo, ora poche centinaia, le cui famiglie, in molti casi, sono ridotte sul lastrico. Della vicenda si è interessata anche l'amministrazione comunale.

«Non saremo all'incontro di venerdì», dice Maurizio Salvagno, «perché non invitati ma, subito dopo, chiederemo anche noi un incontro con il Magistrato e il Demanio. Va ricordato che quei canoni, del 1995, erano ricognitivi e le concessioni sperimentali. Partiremo da qui per capire come siano state calcolate quelle cifre e se davvero siano dovute».

Diego Degan

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