Cancelliere nei guai per i francobolli
VENEZIA. Per il cancelliere in servizio negli uffici della Procura della Repubblica accusato di peculato il pubblico ministero Roberto Terzo ha chiesto un provvedimento interdittivo, quello della sospensione dal servizio. Prima di decidere, il giudice delle indagini preliminari lo ha convocato e oggi sarà interrogato alla presenza del suo difensore, l’avvocato Daniele Grasso. Dopo l’interrogatorio il magistrato deciderà se esistono prove e indizi sufficienti per emettere la misura. Naturalmente la decisione dipendenrà anche dalla versione dei fatti che il funzionario del ministero della Giustizia in servizio in laguna fornirà, se vorrà rispondere alle domande, visto che anche il diritto di tacere.
Stando alle accuse, comunque, la cifra che si sarebbe intascato, invece, che finire nelle casse del ministero è irrisoria: in poco più di cinque mesi si sarebbe appropriato di valori bollati per circa 300 euro, meno di 50 euro al mese.
Se le accuse saranno provate resta naturalmente il reato, ma la consistenza della cifra fa più pensare a disattenzione, negligenza, sciatteria che a furto commessi con la consapevolezza di volersi appropriare di denaro. Negli uffici giudiziari, in Procura ma anche in Tribunale, lo stupore è sincero e notevole, nessuno poteva immaginare di assistere ad una vicenda simile. Stando alle accuse, il pubblico ministero avrebbe raccolte le prove per dimostrare che il cancelliere si sarebbe appropriato di marche da bollo per poi rivenderle a chi ne aveva necessità per ottenere certificati e documenti. Nei giorni scorsi è stata anche perquisita la sua abitazione e gli investigatori avrebbero trovato la conferma dei sospetti che si erano addensati sul capo del dipendente del ministero.
Per il reato contestato, quello di peculato, il codice penale prevede una pena che varia da tre a dieci anni di reclusione, una pena comunque pesante anche per chi è incensurato come in questo caso. Mentre nel codice di procedura penale si legge che «nel corso delle indagini preliminari, prima di decidere sulla richiesta del pubblico ministero di sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, il giudice procede all’interrogatorio dell’indagato».
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