«Cancellati 200 ettari di parchi urbani»
MARGHERA. Troppo bello per essere vero. L'Accordo di Programma Moranzani sottoscritto nel 2008 – con allegato un piano di investimento di 800 milioni di euro – era il primo e unico esempio di un progetto targato Regione del Veneto, sviluppato dal Commissario all’Emergenza Canali, sottoscritto da tutte le autorità veneziane, sostenuto da un project financing con l’impresa Mantovani e sottoposto alle integrazione e al giudizio della popolazione interessata, con un referendum.
La popolazione, infatti, aveva accettato la mega-discarica di oltre 2 milioni di metri cubi di fanghi inquinanti scavati dai canali industriali (previo l’interramento degli elettrodotti presenti), in cambio della realizzazione di 200 ettari di parchi urbani lineari tra Fusina, Malcontenta e Romea, oltrre a nuovi interventi sulla viabilità.
Senza consultare nessuno la giunta regionale presieduta da Luca Zaia ha cancellato, di fatto, l’intero Accordo di Programma Moranzani, congelandolo fino al lontano 2041 e quasi tutti i progetti previsti per risanare il buco di oltre cento milioni di euro di Sifa, la società consortile che gestisce il depuratore Pif di Fusina, di cui sono soci Veritas spa, Veneto Acque (Regione) e il Gruppo Mantovani. Secondo l’ingegnere Alberto Bernstein – che ha lavorato al Consorzio Venezia Nuova dal 1988 al 2011, prima come assistente dell’ex presidente Zanda e poi come responsabile del servizio ambiente – le conseguenze della decisione della Giunta regionale annullano il sogno di completare la bonifica e rigenerare centinaia di ettari di aree inquinate e inutilizzate.
Ingegnere quali saranno le conseguenze del congelamento dell’Accordo Moranzani? «La sistemazione delle discariche esistenti lungo il Vallone Moranzani viene abbandonata. Non si farà più il parco lineare tra via dell'Elettronica e la provinciale lungo il naviglio Brenta, da Malcontenta a Punta Fusina. Le centinaia di migliaia di metri cubi di fanghi depositati temporaneamente dalla Mantovani nell'area dei cosiddetti 23 ettari resteranno lì e non verranno trasferiti come previsto a coprire le discariche del Vallone Moranzani e realizzare il parco urbano».
E lo scavo dei canali? «Lo scavo dei canali non procederà, per mancanza di un recapito adeguato e per mancanza di soldi, per cui i rifiuti e i sedimenti inquinati esistenti davanti ai marginamenti non verranno asportati e continueranno ad essere erosi e dispersi in laguna, vanificando buona parte dell'investimento fatto per la messa in sicurezza delle aree inquinate di Marghera realizzato dal Magistrato alle Acque con una spesa di 750 milioni di euro. Anche il minacciato scavo dei canali portuali Contorta o Tesse o allargamento di quelli del porto di Marghera, sono bloccati per lo stesso motivo».
Anche l’area dei depositi di carburanti della San Marco Petroli, a Malcontenta, resterà lì? «La San Marco Petroli resterà lì dov'è e non si trasferirà nell’area dei 23/43 ettari, accanto alla Decal. Resteranno così validi i vincoli “legge Seveso” allo sviluppo dell'abitato di Malcontenta, troppo vicina a un deposito petrolifero a rischio di incidente rilevante».
L’Autorità Portuale di Venezia ha confermato il riutilizzo dell’area Montesyndial? «La realizzazione del Venice Onshore Terminal invece procede per cui il traffico container a Porto Marghera potrà svilupparsi e concentrarsi nel nuovo sito più moderno e attrezzato, acquisendo il traffico ora gestito dai terminal privati. Il terminal container della MSC potrebbe così venire dismesso, semplificando la gestione del traffico da crociera in Prima Zona Industriale e verso la Marittima lungo il Canale Vittorio Emanuele III: il Bacino di Evoluzione 1 non sarà più ingombrato dalle navi accostate al terminal MSC. Mi sembra che così, ancora una volta, per miopia si sia perso di vista il grande obiettivo di rendere compatibile, per quanto possibile, il porto di Venezia con la sua laguna. Il conflitto continuerà a crescere con ricadute negative sul porto e sulla laguna come un documentario di Indro Montanelli prefigurava già nel 1969».
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