Campione paralimpico muore a 48 anni

Lorenzo Major da ragazzo aveva perso l’uso delle gambe. Trovato senza vita in un parcheggio a Viareggio

CAVARZERE. Un momento di buio, dopo una vita trascorsa ad accendere speranza.

Ieri mattina alle 7. 30 il dipendente di uno studio medico arriva in un parcheggio a Viareggio. C’è solo una monovolume grigia. Accanto c’è un uomo su una sedia a rotelle. Ha una pistola sportiva calibro 22 in mano. È morto. Si scoprirà poi che si tratta di Lorenzo Major, 48 anni, cavarzerano ora residente a Forlì, campione paralimpico multiforme, uno cioè capace di praticare qualsiasi sport come se potesse usare tutto, anche le gambe.

Sul posto arrivano polizia (che indaga) e carabinieri. Il pm Antonio Mariotti ha disposto l’autopsia sulla salma per stabilire con certezza le cause della morte, anche se l’ipotesi più accreditata è che abbia scelto lui di togliersi la vita.

Major era arrivato in Toscana una settimana fa. Era a Tirrenia per un ritiro: si stava preparando per la Coppa del mondo di scherma. Giovedì sera sarebbe dovuto rientrare a Forlì, ma non è mai arrivato. Era in auto, poi è entrato in un parcheggio e si è fermato davanti all’Agenzia delle Entrate, ma lui forse nemmeno lo sapeva. Ha tirato fuori la pistola e ha sparato, prima contro la palazzina e poi contro se stesso.



L’incidente e il riscatto

Era stato lo sport a restituire la vita a Lorenzo Major, dopo il gravissimo incidente stradale in moto nel 2001, quando aveva 30 anni.

La diagnosi all’epoca fu tragica: Major avrebbe dovuto passare la sua vita su una sedia a rotelle. Allora era già campione di karate e appassionato di sport. Aveva frequentato l’istituto professionale Marconi, ma era lo sport la fonte della sua adrenalina ed era grazie allo sport che aveva trovato il modo di reagire. Nonostante avesse perso l’uso delle gambe, Major eccelleva in qualsiasi disciplina provasse. Da principio il kayak, poi la scherma, passando per il tiro a segno, il basket (giocava in serie B con il Padova), l’handbike, fino alla sua più grande passione: il paraclimbing con cui divenne Campione del mondo in Spagna nel 2014.

Non arrenderti, mai. Se cadi, rialzati. Se non puoi usare le gambe, usa le braccia. E, con quelle, arrampicati sulle pareti, come nella vita. Diventa un campione, alla faccia della maledetta sedia a rotella con cui sei costretto a muoverti. Aveva insegnato al mondo tutto questo, Lorenzo Major.

Il ricordo

«La notizia della scomparsa di Lorenzo», commenta il sindaco Henri Tommasi, «mi lascia di sasso. Come amministrazione lo abbiamo premiato diverse volte, sia per la sua attività sportiva che per la sua opera promozionale nelle scuole. Era un uomo sempre molto attivo, che trasmetteva forte positività. In questo momento mi sento solo di esprimere le mie condoglianze alla famiglia. Per Cavarzere è un grave giorno di lutto». Major era ammirato in qualsiasi posto e da qualsiasi persona. Impossibile non affezionarsi al suo carisma. «Qualunque disciplina praticasse, otteneva risultati di altissimo livello, arrivava sempre al vertice, era un atleta e una persona con un’energia incredibile. Ultimamente si era dato anima e corpo nella scherma e si stava preparando per i Mondiali» , lo ricorda in lacrime Melissa Milani, presidente Comitato paralimpico dell’Emilia-Romagna, di cui Major era referente per la provincia di Forlì.

Il messaggio di forza

Cavarzere lo ricorda come una persona dinamica, capace di ritrovare stimoli vitali, nonostante un destino difficile, tanto che non disdegnava mai di portare la testimonianza della propria disavventura e la sua conseguente rinascita nelle scuole. Major era stato testimonial anche agli “Special Games on the beach” nel calendario dei Giochi sulla Sabbia, a Sottomarina, grazie all’interesse di Alberto Elia, allora presidente del Panathlon di Chioggia. «Quando venne da noi», ricorda Elia, «mi ricordo che rimasi impressionato dal fatto che ci disse che si arrampicava solamente con la forza delle falangi» . Anche Carlo Muccio, della cooperativa Prometeo, ne ricorda il carisma. «Era un uomo di grande forza d’animo. Venne a parlare ai nostri ragazzi con grande umiltà. La notizia della sua morte mi lascia davvero interdetto». —




 

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