«Campane insopportabili così non si può vivere»
PRAMAGGIORE. Pietro Marcandrea, pensionato residente in via Leopardi, è salito all’onore delle cronache per la paradossale vicenda della multa inflitta al parroco di Pramaggiore, don Giuseppe Gianotto, che deve versare 1.400 euro all’Arpav per aver sforato almeno quattro volte la soglia di decibel consentiti per il suono delle campane della chiesa di San Marco. «Lui si è comportato male», dice Marcandrea, «e adesso deve pagare. Non si violano le leggi. Io sono un cittadino onesto, esigo rispetto».
Nato in provincia di Foggia quasi 70 anni fa, Pietro Marcandrea ha fatto l’impiegato a Torino. Dopo la pensione si è trasferito a Imperia e infine a Pramaggiore, dove vive dal 2010. «Ho trovato su Internet la casa in cui abito tuttora e l’ho acquistata. In fin dei conti mi trovo bene in questa realtà. L’unica cosa che mi dà fastidio sono queste campane. Sono insopportabili».
L’uomo abita a pochi metri dalla chiesa. Fatalità, proprio mentre Marcandrea apre la porta di casa suonano le campane, sono i rintocchi delle 11. «Ecco, le sente? Quanto mi danno fastidio. Più delle campane però mi ha indispettito l’atteggiamento del parroco, don Gianotto».
Altro che don Camillo e Peppone. Pietro Mancandrea si era rivolto al sindaco di allora (era il 2010), Igor Visentin. Poi ha contattato il successore, Leopoldo Demo. Infine ha investito dell’incombenza anche le forze dell’ordine, rivolgendosi prima ai vigili urbani di Pramaggiore, poi ai carabinieri di Annone Veneto. Niente da fare. Il problema andava affrontato alla radice. Così l’ex impiegato modello, è andato direttamente in canonica, a parlare con don Gianotto. «Non ho fatto nulla di male. Per prima cosa ho affrontato il tema dei rintocchi. Mamma mia, le campane suonavano all’1, alle 2, alle 3, alle 4 di notte. Basta, mi sono detto. Non riuscivo a dormire. Ma è prima delle messe che, tra quelle di Pramaggiore e quelle di Blessaglia le campane mi danno disturbo. Sono tornato per la seconda volta in canonica. Don Giuseppe Gianotto mi ha risposto in modo sgarbato. Si è arrabbiato, rispondendomi che lui deve far suonare le campane per celebrare le funzioni religiose. La mia risposta? Mi sono rivolto all’Arpav. Di fronte a me non ci si deve comportare così. Abbia rispetto questo sacerdote. Guardi, io sono cattolico, credo in Dio. Ma non nei preti. Ne hanno combinate talmente tante...».
Rosario Padovano
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia