Campalto, dopo 66 anni salta la Festa dell'Unità di luglio
CAMPALTO. Dopo 66 anni, a luglio, per la prima volta, non ci sarà la Festa Democratica di Campalto, una delle più attese e delle più antiche del territorio. I segni in effetti c’erano tutti, perché nessun volontario lavorava in via Passo, eppure chi non si reca quotidianamente nel quartiere, ha appreso con una certa dose di incredulità la notizia, ufficializzata da qualche settimana, oggetto di dibattito di una delle ultime riunioni di partito. L’appuntamento è sempre stato irrinunciabile non solo per gli abitanti del quartiere, ma per tutto il territorio comunale, basta pensare che la festa, prima dell’Unità, poi ribattezzata Democratica, ha messo radici nell’oramai lontano 1947, mentre dagli anni ’80 l’evento si è sempre svolto nell’area verde a ridosso tra gli orti per gli anziani e il parco Chiarin ed ha rivestito nei decenni un ruolo politico importante per le sezioni del comune, dal momento che era rimasta una delle poche dell’entroterra veneziano.
Niente da fare dunque, è tramontata anche la tradizione campaltina, anche se in tanti sperano si tratti solo di una pausa. La Festa era un “must” sia per chi amava andare a cenare e provare costicine, frittura e i famosi gnocchi, ma anche per i tanti appuntamenti politici che puntellavano il cartellone, in cui si discuteva di temi importanti, venivano invitati assessori, componenti della giunta, onorevoli, parlamentari, un momento dunque, per far incontrare la cittadinanza con chi sta nelle stanze “dei bottoni” e perché no, ragionare sull’idea di città. «Niente da fare», commentano alcuni membri attivi, «abbiamo fatto alcuni sondaggi, per vedere anche sentendo gli altri circoli di Tessera e Favaro che forze lavoro avevamo a disposizione, quanta gente poteva dare una mano, ma facendo due conti è emerso che non erano abbastanza. I fattori sono da un lato quello umano, poco ricambio generazionale, dall’altro la parte economica, diventata troppo onerosa».
In effetti, uno dei problemi è proprio questo. Il noleggio delle strutture costa, nessuno le realizza più ma vanno affittate. «Da quando non vengono più montate dai volontari», spiega il consigliere comunale, Gabriele Scaramuzza (Pd) «affittare costa e alla fine ci si ritrovava per tutta la prima settimana della festa a recuperare l’investimento, ma se magari il tempo è brutto, il rischio di non rientrare con le spese è ancora più elevato. Per questo le feste che resistono sono quelle dei comuni di cintura». L’unica Festa certa per ora, è quella di Zelarino.
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