Campagna Lupia, lite per i soldi: padre ammazza il figlio ventunenne a coltellate
CAMPAGNA LUPIA. «L’ho ammazzato» ha detto alla sorella accorsa in cucina dopo le urla: Alessandro, 21 anni, era lì, riverso sul pavimento. Guerrino Minto, agricoltore in pensione di 70 anni, ha ucciso con una coltellata al cuore il figlio Alessandro, operaio, dopo una lite scaturita per un debito di 500 euro: soldi che il padre gli aveva prestato e che, almeno in parte, pretendeva di riavere. L’omicidio ieri, poco dopo mezzogiorno, in una casa di campagna immersa nel verde al civico 37 di via Primo Maggio, lungo la strada che collega Campagna Lupia con la frazione di Lova. L’uomo, disperato e in lacrime davanti ai carabinieri, ai quali si è subito consegnato, confessando, è stato arrestato per omicidio volontario aggravato dal vincolo familiare e in serata portato al carcere di Santa Maria Maggiore, a Venezia.
Lunedì sarà sentito dal Gip per la convalida dell’arresto. La lite per i soldi. È mezzogiorno quando padre e figlio si siedono a tavola per pranzare, nella cucina al piano terra della casa. Al piano superiore c’è la zia, Ornella, e in una stanza lì vicino la nonna, Marcellina Turetta, da tempo inferma e bisognosa di cure quotidiane. Alessandro, operaio tubista della Saimi Spettoli, spesso impegnato a Marghera, è a casa alcuni giorni in malattia, per un fastidio agli occhi. Alessandro vive con il padre da alcuni anni, dopo essere stato con la madre, Lucia Lacezara, cinquant’anni, di nazionalità bulgara, residente a Mestre. I due genitori sono separati da quando Alessandro aveva pochi anni.
È subito dopo il pranzo che scoppia la lite. Non è la prima volta che padre e figlio discutono di soldi, ma questa volta i toni si accendono. Guerrino chiede ad Alessandro la restituzione di almeno duecento dei cinquecento euro che gli ha prestato. Il figlio non ne vuol sentire, e gli ricorda, come aveva già fatto in passato, che è lui ad avanzare soldi dal padre: seimila euro custoditi in un libretto di risparmio intestato al figlio, quando ancora era minorenne, e prelevati dal padre per l’acquisto di un mezzo agricolo. La coltellata al cuore. I toni si accendono - come racconterà poi Guerrino ai carabinieri e al pubblico ministero Francesca Crupi durante l’interrogatorio nella caserma del paese - e Alessandro rompe un piatto. Poi si avvicina al padre, alzando il braccio, quasi per sferrare un pugno. «Se ti avvicini ancora ti tiro una coltellata». «Provaci se ha coraggio». «Guarda che lo faccio». È l’ultimo dialogo tra padre e figlio. Guerrino afferra con la mano destra il coltello da cucina, lama da trenta centimetri, di quelli usati per tagliare il pane, appoggiato sul tavolo. E accoltella il figlio al torace. Un fendente al cuore, un solo colpo che si rivelerà mortale.
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