Camorra a Nordest: scoperto traffico di abiti contraffatti

Operazione della Guardia di Finanza di Padova: 6 arresti. Come in "Gomorra" sarti sorvegliati per non passare con i cinesi
PADOVA. Sei ordinanze di custodia cautelare, di cui cinque eseguite, 127 persone denunciate ed un centinaio di perquisizioni in tutta Italia: sono i numeri dell'operazione eseguita nelle ultime ore dalla Guardia di finanza di Padova che ha sradicato una organizzazione criminale dedita alla

commercializzazione di vestiario griffato.


L'organizzazione faceva capo ad un noto camorrista del clan Ricciardi, che con i suoi luogotenenti era riuscito ad organizzare un canale di produzione parallelo a quello ufficiale di capi d'abbigliamento in tutto uguali a quelli originali, che poi venivano commercializzati nel Nord Est d'Italia ed in Lombardia. In manette sono finiti tre italiani e due maghrebini, mentre un terzo destinatario di ordinanza di custodia cautelare è ancora attivamente ricercato dagli uomini della Guardia di finanza agli ordini del colonnello Ivano Maccani.


L'organizzazione falsificava capi delle più note marche in laboratori disseminati nell'agro campano tra Napoli e Caserma. Reclutati allo scopo erano sarti che, come nel film Gomorra,

avevano il divieto assoluto di avere contatti con gli imprenditori cinesi attivi in zona, pena pesantissime ritorsioni.


Una volta prodotti, i capi di abbigliamento venivano commercializzati in Veneto e Lombardia da uomini di fiducia del clan, che giravano i pagamenti su postepay in possesso dei capi della organizzazione criminale.


Nell'ambito dell'operazione, che ha impegnato oltre duecento uomini della Guardia di finanza, è stata sequestrata anche una imbarcazione ormeggiata a Venezia, utilizzata come deposito

mobile della merce contraffatta.


Gli appartenenti all'organizzazione criminale, a quanto scoperto dai finanzieri, risultavano persone a reddito zero, ed in quanto tali usufruivano delle misure anti povertà dei comuni

di residenza. In realtà muovevano centinaia di migliaia di euro in contanti al mese, guadagnando cifre considerevoli. Per questo verranno denunciati anche per evasione fiscale e truffa aggravata ai danni dello Stato.


Le fiamme gialle hanno ricostruito i ruoli di 127 componenti di due filiere del falso, ai cui vertici

vi erano tre cittadini marocchini residenti a Mira (Venezia), Camponogara e Granze (Padova) e tre italiani, con domicilio tra le province di Napoli e Caserta.


Il capillare meccanismo di distribuzione dalle fabbriche campane ai magazzini, dai depositi ai negozi, consentiva di far giungere con tempestività a destinazione migliaia di partite di vestiti, giacche e scarpe pressoché identiche a quelle originali. La forza dell'organizzazione, che consentiva di sbaragliare la concorrenza cinese, risiedeva nella disponibilità di manodopera di elevatissima qualità, in grado di confezionale una sorta di falso-vero, a cui mancava solo

l'ultimo passaggio, l'autorizzazione della casa madre.


Nel corso dell'indagine sono state effettuate 150 perquisizioni (65 solo in Veneto) in tutta Italia, con l'impiego di oltre 300 finanzieri. I prezzi per gli acquirenti erano assolutamente allettanti: nella collezione 'pirata' del prossimo autunno-inverno si andava, ad esempio, dai 30 euro del maglione Fred Perry da donna ai 300 delle giacche di piumino più eleganti a marchio Moncler.

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