Camorra a Eraclea. «Quelle aziende sempre in regola fatte fallire dai clan»
ERACLEA. Concorrenza sleale alle imprese costruttrici, fornendo manodopera all’edilizia a prezzi fuori mercato. È una delle accuse - tra le tante - che viene mossa al cosiddetto “clan dei casalesi di Eraclea”. Ieri, al banco dei testimoni si sono succeduti tre sindacalisti della Cisl, sindacato che con l’avvocato Elio Zaffalon si è costituito parte civile nel processo.
Nel lungo pomeriggio di interventi si è parlato molto dei grandi temi della concorrenza sleale di quelle imprese che non versano contributi ai lavoratori e alla cassa edile, mettendo in difficoltà le imprese regolari, fenomeno presente nel Veneto Orientale. Ma quando si è andati sullo specifico “caso Eraclea” è stata la difesa a segnare un punto.
«Ha mai sentito parlare, nel suo lavoro di sindacalista, del clan camorristico Donadio?», domanda l’avvocato Gentilini a Paolo Bizzotto. «No», risponde l’ex segretario Cisl Venezia. «Ha mai ricevuto segnalazioni di presenza di criminalità organizzata camorristica a Eraclea a proposito del mondo del lavoro?», incalza la difesa. «Quando ci si confrontava, il tema veniva posto come opera di prevenzione». Ha ricevuto denunce? «No».
Certo, spiega il sindacalista per vent’anni responsabile del settore costruzioni -rispondendo alle domande dell’avvocato di parte civile Zaffalon e del pm Terzo - «in fase di crisi le violazioni al contratto determinano concorrenza sleale, vanno a scapito imprese regolari. Si registrano violazioni, mancati contributi, buste paga non regolari, i lavoratori lavoravano di più del previsto, con violazioni sulla sicurezza e mancato versamento agli enti bilaterali». Ma il ragionamento resta sul generale.
Alberto Franzo, dal 2000 responsabile Filca Cisl, sottolinea come ai tempi della crisi del 2007 «ci stupivamo di come aziende sempre in regola, con buoni appalti, fallissero dalla sera alla mattina». Sollecitato dalle domande del pm Terzo, ricorda anche il fallimento di imprese dell’imprenditore Graziano Poles.
Ma, chiamato dall’avvocato Alberini a dire se abbia ricevuto notizie dirette sull’esistenza della camorra a Eraclea o seguito lavoratori legati alle imprese degli imputati, risponde: «No». E il processo prosegue.
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