Cambio d’appalto per le pulizia all'Unicredit del Veneziano, lasciata a casa. Ma il giudice la fa riassumere

VENEZIA. Lasciata a casa nel pieno della pandemia. Perché, così almeno riteneva la nuova società subentrata nell’appalto per le pulizie delle filiali della banca Unicredit nel Veneziano, non era tra coloro che, in base al contratto nazionale di riferimento, dovevano per forza essere riassunte.
Tuttavia il giudice del lavoro Fabio Lungo del tribunale di Udine, al quale la donna si è rivolta, non solo l’ha assunta, ritenendo che il suo profilo rientrasse invece tra quelli previsti dalla legge, ma ha anche rilevato la difficoltà a poter cercare un nuovo posto di lavoro in un periodo come questo in cui, non a caso, il governo ha bloccato i licenziamenti.
Mentre lei, da un giorno all’altro, si è trovata senza impiego a causa del passaggio di appalto. Scrive il giudice Lungo, nell’ordinanza di pochi giorni fa, che in questa fase «è notoria la difficoltà nel reperire alternative soluzioni di impiego, dovendosi considerare, in particolare, che la fonte di reddito di cui trattasi risultava essere l’unica in grado di assicurare il sostentamento della lavoratrice e della figlia minorenne con lei convivente, nonché di fronteggiare gli oneri economici già assunti per le esigenze familiari». I fatti risalgono allo scorso autunno.
A novembre la società Pf Group di Udine e la consorziata Pulitecnica Friulana subentrano alla General Service nel servizio di pulizia delle filiali dell’Unicredit della provincia di Venezia. Come previsto dal Contratto collettivo nazionale Multiservizi in queste circostanze la società che subentra assume il personale della società che lascia l’appalto.
E così accade, tranne che per una dipendente, una donna residente a Mestre, che con la Global Service aveva un impiego a tempo indeterminato part-time per 20 ore settimanali, poi incrementato a 30 ore a partire dal primo gennaio del 2019. Uno stipendio che si aggira intorno ai mille euro mensili. Perché la donna non è stata riassunta? Perché - sostengono Pf Group e Pulitecnica Friulana - avendo un ruolo di coordinatrice, la sua assunzione non rientrerebbe tra gli obblighi della società subentrante nell’appalto. Il giudice però ha bocciato questa interpretazione, a partire dall’evidenza che la stessa Global Service, a metà ottobre, aveva inviato alla Pf Group «l’elenco del personale assunto da 4 mesi, completo di dati anagrafici, codice fiscale, livello di inquadramento e monte ore settimanale, data di assunzione, anzianità» e via dicendo.
E al primo posto dell’elenco delle persone da riassumere c’era proprio la dipendente che poi, da novembre, è stata lasciata a casa. Una decisione contro la quale la donna, sostenuta dalla Uil Trasporti, si è rivolta al giudice del lavoro di Udine, dove ha sede amministrativa la nuova società, affidandosi agli avvocati Domenico Zito e Massimo Pagnin. Il ricorso è stato presentato a metà dicembre, e pochi giorni fa il giudice si è quindi pronunciato. Decidendo che la donna va «considerata a tutti gli effetti, pur se nell’ottica della richiesta tutela d’urgenza, come assunta senza patto di prova dalla Pulitecnica Friulana». —
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