Calvario dopo l’intervento assolto il dottor Mozzato

San Donà. La giudice ha prosciolto il ginecologo a processo per lesioni gravissime sulla farmacista Maria Teresa Muselli. La famiglia ora intenterà la causa civile
SAN DONÀ. La pubblico ministero Carlotta Franceschetti aveva chiesto nove mesi di reclusione per le lesioni gravissime che sarebbero state provocate in sala operatoria a Maria Teresa Muselli, vedova Pilla, nota farmacista di San Donà. Ma per la giudice Claudia Gualtieri, il ginecologo Umberto Mozzato (difeso dall’avvocato Alessia Cavazzan), in pensione dopo aver lavorato per l’Usl sandonatese, non ha alcuna responsabilità nel caso: per questo ieri pomeriggio la giudice ha pronunciato la sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto.


Si è chiuso così il procedimento penale a carico del professionista che, secondo la pm, ha avuto un comportamento processuale ondivago. Inizialmente, infatti, il ginecologo aveva ottenuto il patteggiamento della pena a 4 mesi, poi però aveva presentato ricorso per Cassazione e aveva vinto. Quindi aveva deciso di affrontare il dibattimento, dal quale ieri è uscito con l’assoluzione. Proprio per questo comportamento processuale, la rappresentante della Procura aveva negato la concessione delle attenuanti generiche all’imputato. Diversa la decisione della giudice.


I fatti che venivano contestati al dottor Mozzato risalgono al 13 giugno 2011, quando era in sala operatoria come secondo chirurgo per operare Maria Teresa Muselli, che da quel giorno non si era più ripresa. Era morta il 14 gennaio 2013 per altre complicazioni, pur su un fisico debilitato. La Procura sosteneva che il dottor Mozzato, pur essendo stato il secondo operatore, aveva condiviso le scelte con il collega Mario Marando, per il quale il procedimento è ancora aperto davanti alla giudice Sonia Bello.


«Sarà interessante leggere la motivazione della sentenza per verificare se le considerazioni contenute potranno essere valorizzate nel processo parallelo a carico del dottor Marando», chiariscono gli avvocati Renato Alberini, Augusto palese e Gian Luca De Biasi che rappresentano le due figlie della donna e gli eredi del terzo figlio che è morto, costituitisi parti civili, «Verosimilmente in questo caso il giudice ha seguito l’orientamento giurisprudenziale più cauto nell’addossare al secondo chirurgo le colpe del primo operatore, aderendo peraltro alla tesi prospettata dal perito nominato dal giudice, il dottor Moreschi, secondo la quale l’imputato non poteva abbandonare la sala operatoria, ma doveva necessariamente collaborare con il primo chirurgo all’esecuzione del programma operatorio». I congiunti di Muselli ora perseguiranno la strada della richiesta di risarcimento in sede civile nei confronti dell’Usl.


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