Calcio a 5 a Mestre, società senza spazi. «Costretti in palestre fatiscenti»

Il problema degli impianti in città. Sabato scorso il derby di serie B si è dovuto giocare a porte chiuse. Solo tre strutture possono ospitare le partite. «Nuovo palazzetto o riorganizzazione delle strutture»

MESTRE. Anche le società di calcio a 5 chiedono più spazio per giocare. Quel che è accaduto sabato scorso è l’esempio della fame di impianti: nella palestra del liceo Franchetti si giocava il derby di serie B tra il Fenice Venezia Mestre e il Città di Mestre. Ma poiché la palestra può ospitare non più di 200 persone, e tra le due tifoserie ne erano attese più di 400, è stato deciso di giocare a porte chiuse, e così i tifosi sono rimasti fuori della porta.

Il calcio a 5 è uno sport che conta sempre più appassionati, con una miriade di società che militano nei campionati dei dilettanti. Ma a Mestre ci sono tre società ai vertici: il Real Fenice (serie A femminile), e le due squadre maschili di serie B. «Ci sono sempre più appassionati, ma mancano gli spazi», racconta Massimo Musitelli, a capo dell’associazione Fenice che ha ottenuto in gestione dalla Città metropolitana gli impianti sportivi del Franchetti, negli orari extra-scolastici, dalle 15 alle 23. In città, spiega, ci sono solo tre strutture adatte a ospitare partite di calcio a 5: la palestra del liceo Franchetti, quella dell’istituto Gramsci, e l’impianto di Trivignano (dove ogni tanto gioca la squadra femminile).

«Andando fuori provincia, invece, sia a Padova che a Treviso, le strutture idonee sono almeno il doppio», aggiunge Musitelli. Il sogno, difficile da coronare in tempi brevi - per la mancanza di fondi -è la realizzazione di una nuovo centro sportivo, ma nell’immediato, «basterebbe una riorganizzazione della gestione degli spazi». Perché nelle palestre si mescolano quelli del calcio a 5, della pallamano, della pallavolo e della ginnastica, ed è difficile riuscire a mettere tutti d’accordo.

Per dire: dal 15 al 25 aprile la palestra del Franchetti sarà impraticabile per il rifacimento del parquet, e le due squadre di serie B non sanno ancora dove poter andare ad allenarsi. Forse a Dolo, anche se alcune verifiche sono in corso sull’omologazione degli spazi. E’ una vita da atleti nomadi, costretti a spostarsi di qua e di là per gli allenamenti.

«Solo la nostra società», spiega Giuliano Scattolin, a capo di Asd Fenice Junior, la scuola calcio di Fenice Venezia Mestre, «conta oltre 400 iscritti, molti dei quali sono bambini ai quali non riusciamo a dare le giuste risposte in termini di strutture. Negli ultimi decenni, e le date di realizzazione degli impianti lo dimostrano, è mancata una progettualità sportiva attenta verso i più giovani, per i quali lo sport è strumento fondamentale di crescita individuale. Gli impianti della città e dell’ex provincia sono in condizioni a dir poco fatiscenti: parquet rovinati, docce che non funzionano, illuminazione inadeguata. Certe volte vorremmo intervenire noi, ma ci viene detto che non possiamo perché deve farlo la città metropolitana. E intanto così la situazione peggiora».

 

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