Calcinacci a San Marco, sul campanile arrivano gli scalatori
VENEZIA. Non c’è pace per il Campanile di San Marco che dopo aver affrontato quattro anni di lavori, appena conclusi, per mettere in sicurezza i “piedi” - cioè le fondazioni, ora avvolte da una cintura di titanio per proteggerle da un possibile cedimento statico - ora deve preoccuparsi della “testa”, e cioè dei cedimenti lapidei che riguardano i mattoni che lo ricoprono nella parte superiore.
Frammenti, per fortuna piccoli, che si sono staccati già domenica, piombando a terra senza danni, ma che necessitano ora di un nuovo intervento sul Campanile - dopo quello di urgenza dei Vigili del Fuoco che hanno transennato i lati della torre campanaria - come annuncia il proto della Basilica e della Procuratoria di San Marco, l’architetto Ettore Vio.
«Va premesso che non si tratta di un problema grave, ma del distacco di frammenti di mattoni dalla parte superiore del campanile - spiega il proto di San Marco - dovuti all’azione del maltempo di questi mesi e in particolare dell’acqua, che si insinua, provocando i parziali distacchi lapidei, anche perché a quell’altezza la temperatura risulta molto più rigida. Per questo, sentita anche la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia, manterremo le transenne che sono già state installate dai Vigili del Fuoco e in più aggiungeremo una tettoia che proteggerà i turisti che visitano il Campanile, visto che i distacchi si sono verificati proprio dalla parte dov’è l’uscita dei visitatori che sono saliti sul Campanile. Poi, come abbiamo già fatto per un intervento sulla cuspide del campanile, ricorreremo a degli scalatori, che sono in realtà operai edili specializzati che verificheranno in loco, calandosi con delle corde, la situazione della parte superiore del Campanile, procedendo a una vera e propria mappatura delle parti più delicate, su cui decideremo poi come intervenire, di concerto con la Soprintendenza. È possibile che si decida di intervenire con un fissante che serva proprio a stabilizzare i mattoni, evitando nuovi, parziali, distacchi».
L’uso degli scalatori-operai per risolvere problemi di parziali distacchi su monumenti e palazzi storici sta ormai diventando l’alternativa ai più costosi e impattanti ponteggi. La Fondazione Musei Civici e l’Assessorato ai Lavori Pubblici hanno proceduto negli ultimi mesi a una serie di interventi di questo tipo che hanno riguardato, tra gli altri le facciate e le coperture di Palazzo Ducale, del Fontego dei Turchi - sede del Museo di Storia Naturale - e di Ca’ Rezzonico. Interventi puntuali, preceduti anche da una mappatura in 3D delle facciate, che consente di intervenire a colpo sicuro su fessurazioni e piccoli cedimenti.
La situazione delle manutenzioni delle sedi museali e monumentali resta comunque a rischio, per la mancanza di fondi specifici provenienti dalla Legge Speciale e per il pressoché totale azzeramento di quelli destinati dal Ministero dei Beni Culturali alla Soprintendenza per i restauri. È entrata da poco in vigore la nuova disciplina ministeriale che fissa criteri e modalità per il ricorso a sponsor per gli interventi di restauro che però non è facile trovare in questo momento. L’ultimo a farsi concretamente avanti a Venezia è stato l’imprenditore dell’abbigliamento giovanile Renzo Rosso con la sua capogruppo Only The Brave per assumersi l’onere del restauro del ponte di Rialto, che inierà concretamente tra circa un anno.
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