«Calciatori troppo pagati e nulla agli oratori»

Chioggia. Nuova editoriale del vescovo Tessarollo che si chiede dove sia finito il valore sociale dello sport

CHIOGGIA. Il calcio d’oro dei club di serie A e quello “educativo ma povero” degli oratori.

Nell’ultimo editoriale di Nuova Scintilla il vescovo di Chioggia monsignor Adriano Tessarollo attacca gli ingaggi milionari dei calciatori più blasonati e si chiede da dove arrivino quelle montagne di soldi. Ma non solo, il vescovo, nella sua editoriale, si chiede anche dove sia finito il valore sociale e educativo dello sport, il valore formativo oltre lo spirito agonistico.

Spesso permane nei campetti degli oratori dove però i mezzi sono limitati e gli aiuti pubblici inesistenti.

«In questi giorni ascoltando le notizie sul calciomercato», scrive monsignor Tessarollo, «mi è venuto lo sfizio di guardare in internet il prezzo dei contratti dei calciatori. Me ne intendo poco però sentendo parlare anche di oltre 100 milioni sborsati da una squadra per un giocatore, mi sono chiesto da dove vengano tutti quei soldi, dato che nessuno li mette per rimetterci. Ho guardato in internet la paga giornaliera di 31 calciatori cosiddetti vip e ho visto che varia dai 198.812 euro del più pagato, fino ai 1.212 del meno pagato. La maggior parte di questi si muove tra i 50 e i 15 mila euro giornalieri».

«Cifre incredibili», sentenzia il vescovo di Chioggia, «a cui si aggiungono i costi delle strutture e tutta la macchina organizzativa».

Monsignor Tessarollo si chiede quale sia la valenza sociale del fenomeno calcistico. «Le squadre ormai», scrive Tessarollo, «si riducono a una etichetta, un nome, dietro il quale non sempre si sa chi ci sta, quanto lucro abbia e come investa quei guadagni. Questo sport mette in moto negli animi di tanti genitori e ragazzi il sogno di diventare come quei vip e magari di arricchirsi come loro. Quanto si investe nello sport perché possa essere educativo per tutti i ragazzi, senza fare spazio esclusivamente ai pochi che meglio riescono? Quanti cadono vittime di questa assoluta necessità di vincere a tutti i costi, spesso a costo della persona stessa? Il sociale, lo Stato, quanto investono sullo sport perché sia luogo di salute fisica, mentale, sociale e personale?».

Da qui la riflessione si allarga al ruolo degli oratori rimasti tra le poche realtà che offrono attività ricreative e formative gratuite per i ragazzi, soprattutto d’estate.

«I comuni hanno troncato ogni sostegno agli oratori», sostiene il vescovo, «anzi spesso sono propensi a tassarli magari perché ci sono piccole rivendite di gelati. Ci si nasconde dietro la solita rivendicazione della laicità come se negli oratori si giocasse col pallone cattolico. Ci si dimentica che negli oratori si fanno giochi competitivi ma non selettivi, che nessuno viene eliminato e che vi trovano spazio anche quei ragazzi che non possono permettersi la palestra». (e.b.a.)

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