Calatrava, la Procura contro l’archistar

Contestati danni erariali per 3,8 milioni: «Scoramento nei cittadini per opere che costano più del dovuto, serve giustizia»
Di Roberta De Rossi
20080902 - VENEZIA - VENEZIA: CALATRAVA;PRIMA VOLTA SU PONTE DELLE POLEMICHE. COSTRUTTORE, ''NESSUNO CI CREDEVA, INVECE SIAMO QUI'' - L'architetto spagnolo Santiago Calatrava davanti al quarto ponte sul Canal grande a Venezia , da lui progettato . ANSA ANDREA MEROLA /JI
20080902 - VENEZIA - VENEZIA: CALATRAVA;PRIMA VOLTA SU PONTE DELLE POLEMICHE. COSTRUTTORE, ''NESSUNO CI CREDEVA, INVECE SIAMO QUI'' - L'architetto spagnolo Santiago Calatrava davanti al quarto ponte sul Canal grande a Venezia , da lui progettato . ANSA ANDREA MEROLA /JI

I numeri della telenovela Ponte della Costituzione sono da capogiro: doveva essere costruito in 456 giorni e lo fu in 2052, doveva costare 6,7 milioni (da progetto esecutivo) e ne costò 11,6.

Da ieri - dopo dieci anni di indagini contabili intrecciate con la costruzione, un anno di sospensione in attesa che la Cassazione autorizzasse la citazione di Santiago Calatrava (come ha poi fatto), due udienze - il boccino è nelle mani dei giudici della Corte dei Conti, con il presidente Buscemi e i giudici Comite e Di Cecilia in camera di consiglio per decidere se il Ponte della Costituzione sia un’opera d’arte architettonica costata quel che è giusto o un’opera pubblica claudiacante, che necessita di continua manutenzione. La Procura sostiene che all’Erario è costata 3,88 milioni di euro di troppo e ieri ha contestato altri 37 mila euro, da aggiungersi gli 816 mila della voce manutenzione tra 2009 e 2013, tra monitoraggi e sostituzione di gradini rotti (5 le lastre attualmente in frantumi).

Ora i giudici dovranno stabilire se danno erariale c’è stato del tutto, in parte o non c’è stato per niente e - in caso - a chi addebitarne la responsabilità tra i quattro professionisti citati a giudizio dal procuratore regionale Carmine Scarano: l’archistar Santiago Calatrava e i tre ex dirigenti pubblici tra responsabile unico del procedimento e direttori lavori (Roberto Scibilia, Salvatore Vento e Roberto Casarin). Il procuratore contesta una serie di errori progettuali e nella gestione dell’appalto, ai quali si sarebbe posto rimedio in corso d’opera, con varianti e aumenti di costi e di tempi. Ieri accusa e difesa hanno incrociato i fioretti e non se le sono mandate a dire, con qualche colpo basso.

«Nei cittadini c’è un forte senso di scoramento verso le istituzioni», ha iniziato il procuratore Scarano, «davanti a opere pubbliche la cui realizzazione è durata più del necessario e sono costate più del preventivato: serve una risposta di giustizia», anche se «è vero che qui c’è un convitato di pietra: la politica che ha insistito per realizzare il ponte di andare fino in fondo», «e non si dica che è stato un progetto regalato: Calatrava ha ricevuto 92 mila euro come consulente architettonico e 490 mila euro per gli elaborati costruttivi».

La Procura ha citato le perizie del proprio consulente architetto Roccatagliata, del perito della Procura penale (che poi archiviò l’indagine) ingegner Leggeri, del consulente del Comune ingegner Majawiecki, le delibere dell’Autorità di vigilanza dei lavori pubblici, tutte a contestare errori nella redazione del progetto e nell’appalto. «Si è detto che questo è stato un prototipo dalla gestazione difficile, ma l’architetto Calatrava ha avuto i suoi problemi anche all’estero. È stato condannato a 3 miloni di multa a Oviedo per un crollo, a Bilbao ha avuto gli stessi problemi di rottura dei grardini in vetro», ha attaccato il procuratore Sacrano, mostrando foto di due giorni fa della fondamenta sconnessa, «un ponte che è nato male per le spinta sulle fondamenta, con un esperto come l’ingegner Creazza che suggerì un intervento di tiranti in microtunnel che non si volle fare. Un appalto sbagliato fatto per strade e non per opere d’acciaio, affidandolo al maggior ribasso alla Cignoni: ci si è rivolti all’officina sotto casa per fare una Ferrari. Così si ricorse al subbappalto alla Lorenzon, con conci fatti, gettati e rifatti, profili portati da 25 a 35 mm per rafforzarli. E un Rup sta lì anche per dire che un’opera non si può fare, non solo per l’indennità». «Tutti i periti», ha concluso Scarano, «sono concordi: il ponte si muove: un cm sulle sponde corrisponde a 7 centimetri sull’asse verticale, tanto che vennero introdotti i martinetti idraulici per ovviare a questo inconvenienti. Si muove al punto che anche l’ovovia - che sarà oggetto di un’altro processo - non funziona». Sin qui l’accusa: parola ai giudici, tra qualche mese.

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