Cadavere sugli scogli, un identikit difficile

Solo l’esame autoptico potrà dare una possibile traccia in base all’elenco degli scomparsi

CAVALLINO. S’infittisce il mistero sull’identità del corpo privo di busto restituito dal mare lunedì fra gli scogli del pennello a mare di Ca’ Vio. Spetta ai militari della Capitaneria di porto di Jesolo e Cavallino-Treporti il compito di raccogliere gli elementi necessari a ricomporre l’identikit del deceduto.

Durante le indagini saranno vagliate tutte le denunce di persone scomparse ricevute dalle forze dell’ordine nelle regioni che si affacciano sul mare Adriatico durante gli ultimi sei mesi, tanto potrebbe essere rimasto in mare il corpo.

La salma integra solo dalla cintola in giù, di sesso maschile, con ancora addosso resti di pantaloni jeans, gli slip e i calzini, era stata rinvenuta da un pescatore che ha poi chiesto l’intervento dei bagnini che hanno immediatamente allertato i soccorsi. Un elemento chiave che potrebbe portare a chiarire la sua identità potrebbero essere i risultati dell’indagine autoptica e degli esami, tra cui la Tac e l’isolamento del Dna, effettuati e richiesti dal medico legale incaricato dalla Procura, Cristina Mazzarolo, nella cella mortuaria dell’ospedale di Jesolo dove si trova la porzione di cadavere.

Solo dopo questi esami e aver valutato l’elenco delle persone scomparse si potrà sperare di arrivare a una soluzione del giallo. Anche perché devono essere stabilite anche le cause della morte, se dovute a un incidente, a un suicidio o qualcosa di peggio.

Francesco Macaluso

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