Cadavere ripescato, è un cameriere
CAORLE. Sarebbe di un cameriere romeno di 35 anni il corpo ripescato a Pasqua sul canale Palangon, L’uomo risulta scomparso da quasi un mese e ha un tatuaggio che corrisponde a quello trovato sul cadavere. Nella giornata di ieri i carabinieri hanno eseguito alcune comparazioni fisiche con le descrizioni di alcune persone scomparse in Veneto Orientale nei mesi scorsi e la pista più accreditata è quella che porta ad una persona nata in Romania, residente a Caorle da diversi anni, operativa nella località balneare come cameriere in un’attività cittadina. Al momento non è possibile stabilire con assoluta certezza l’identità del cadavere, ma la presenza di alcuni indizi non lascerebbero spazio ad altre ipotesi. Quello che manca è il riconoscimento da parte di un parente della vittima o l’eventuale esame del dna, senza tralasciare la pantografia dentaria.
Nel frattempo, però, una serie di indizi farebbero convergere verso il romeno, di cui non si hanno più notizie ormai da fine marzo. In tasca, al momento del ritrovamento, aveva il telefonino a lui intestato, era vestito con gli stessi indumenti descritti dall’ultima persona che lo aveva visto, ossia giaccone, maglia, pantaloni e scarpe da ginnastica. E poi un tatuaggio al braccio, che coincide con gli elementi descrittivi in mano ai militari dell’arma. Quindi le chiavi di casa, che sarebbero proprio quelle della sua abitazione. Tanti, insomma, i dettagli in mano agli investigatori ma di fatto mancano i riscontri formali, quelli che possono decretare con assoluta certezza che sia lui. Per arrivare a quelli le prossime ore potrebbero essere decisive. Secondo quanto ricostruito l’uomo viveva da solo a Caorle, era di carattere solitario e separato dalla moglie. La donna si troverebbe in Romania. Da un po’ di tempo lavorava in maniera saltuaria, in attesa di intraprendere la stagione estiva nel ristorante dove da tempo era attivo con la mansione di cameriere ai tavoli.
Al vaglio dei carabinieri anche le possibili cause della morte del 35enne rumeno. Potrebbe trattarsi di un allontanamento volontario, magari riconducibile ad un possibile gesto estremo. L’autopsia svolta lunedì aveva evidenziato il sopraggiungere della morte per annegamento. Il corpo sarebbe stato portato in via Palangon dalle correnti e ad ogni modo il cadavere sarebbe rimasto in acqua per almeno tre settimane. Un tempo che potrebbe quindi coincidere con la fine di marzo, tempo in cui del rumeno si erano perse le tracce. A compiere la macabra scoperta, domenica, erano stati due turisti tedeschi che, dopo aver scorto il cadavere riverso nelle acqua del canale, hanno chiamato i carabinieri giunti sul posto con gli uomini della capitaneria di porto. A coordinare le indagini la Procura di Pordenone.
Alessio Conforti
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