Cacciari dai frati di Marghera a parlare dell’evento-Natale

Un dialogo con il filosofo cattolico Stephane Oppes: «Quella nascita ha cambiato le nostre vite». La figura di San Francesco, l’ispirazione di Papa Bergoglio, la necessità di recuperare il Vangelo  
Fotoagenzia Candussi / Ferrazza / Teatro Aurora, Marghera/ Dibattito con Massimo Cacciari
Fotoagenzia Candussi / Ferrazza / Teatro Aurora, Marghera/ Dibattito con Massimo Cacciari

MARGHERA. Una riflessione sul Natale, a partire da una delle “grandi domande assolute”: cosa significa credere? Per il credente è l’impossibile: l’affidarsi a una dimensione che non rientra nella categoria della possibilità reale, il credere che a Dio sia possibile tutto, cioè l’impossibile.

Fotoagenzia Candussi / Ferrazza / Teatro Aurora, Marghera/ Dibattito con Massimo Cacciari
Fotoagenzia Candussi / Ferrazza / Teatro Aurora, Marghera/ Dibattito con Massimo Cacciari


È stato il tema dell’incontro «Il Natale di Francesco», organizzato dal Centro francescano di cultura e dalla parrocchia di Sant'Antonio e tenutosi ieri sera al Teatro Aurora di Marghera. Protagonisti Massimo Cacciari e Padre Stephane Oppes - professore di metafisica presso la facoltà di filosofia della Pontificia Università Antonianum di Roma - in un dialogo dedicato all’ «evento» della Natività di Cristo: reale, concreto. E al significato che il giorno del Natale assume oggi per i Cristiani: privo del suo significato originario e ora semplicementerito? O ancora intriso della memoria di quel giorno?

«La fede pervade ogni aspetto della nostra vita» spiega Cacciari, reduce dal suo «Generare Dio» declinato in forma di spettacolo al Teatro Verdi di Padova (e non più replicato per scelta). Cacciari torna a parlare di Dio a Marghera, davanti a una platea di giovani e meno giovani, circa duecento persone.

Fotoagenzia Candussi / Ferrazza / Teatro Aurora, Marghera/ Dibattito con Massimo Cacciari
Fotoagenzia Candussi / Ferrazza / Teatro Aurora, Marghera/ Dibattito con Massimo Cacciari


Parla del Natale: «L’evento di rottura che ha deciso le nostre vite». Un Natale incarnato dalla figura di San Francesco: «La povertà francescana da intendere come cuore della cristianità. Il bambino del Presepe è ancora quello di Francesco o è semplicemente uno dei segni di misericordia di cui è intessuta tutta la nostra vita?» si interroga Cacciari.

Di fronte a lui anche la comunità francescana e il gruppo di appassionati di filosofia di Marghera - rappresentati da Aldo Bastasi - che spesso si incontra per discutere di filosofia. E un lungo dialogo teologico, filosofico, semantico e lessicale al termine. Sul significato delle parole: "logos" e la vita, sintesi tra "biòs" e "zoè".

Fotoagenzia Candussi / Ferrazza / Teatro Aurora, Marghera/ Dibattito con Massimo Cacciari
Fotoagenzia Candussi / Ferrazza / Teatro Aurora, Marghera/ Dibattito con Massimo Cacciari


La figura di San Francesco ricorre negli studi di Cacciari. «Doppio ritratto. San Francesco in Dante e Giotto» è un libro che il filosofo già sindaco ha pubblicato nel 2011, l’analisi della figura del Santo. Prima nella poesia di Dante, poi nella pittura di Giotto. Cacciari dà la sua versione, non ritenendo soddisfacenti quelle del poeta e del pittore, rei di essersi focalizzati non sugli elementi principali. Una sintesi, una nuova versione che Padre Oppes dice essere «la meno politica delle tre, nonostante provenga da un uomo che è stato sindaco».

Ed è ancora la figura di Francesco la più ricorrente nel corso della «lectio magistralis» di Cacciari, che non si arresta alla filosofia e alla teologia, ma abbraccia le varie forme dell'arte, dimostrando quindi l'influenza del Santo nella vita tutta. Esattamente come il Natale: l'evento che ha stravolto la storia. «Il discorso del professor Cacciari si può assimilare alla richiesta di Papa Bergoglio di tornare al Vangelo» continua il francescano. «Il Cristianesimo nei secoli ha inglobato delle filosofie, è stato «addomesticato».

Se si vuole recuperare la sua carica vitale è necessario tornare al Vangelo «sine glossa», come diceva San Francesco. Il rischio, nel giorno della festa del Natale, è quello di un presepe gnostico: rappresentativo di una verità, ma non più dell’evento».

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