Caccia ai complici di Pan negli enti

Permessi falsi e prostituzione: per l’ex moglie interrogatorio (secretato) di 7 ore

Sette ore davanti ai pubblici ministeri Roberto Terzo e Walter Ignazzito: un lungo interrogatorio - tra ieri e la scorsa settimana - per Alessia Degnato, veneziana, ex moglie di Luca Keke Pan, il “re di via Piave” ora in carcere con la madre e alcuni complici cinesi ed italiani, con l’accusa di aver organizzato un mercato nero di permessi di soggiorno e di prostituzione in finti centri massaggi-veri bordelli.

Dopo averla costruita grazie a un anno di infiltrazione sotto copertura di un finanziere divenuto braccio destro operativo di Pan, l’ inchiesta sta ora battendo la strada degli “agganci” del faccendiere cinese in Questura, Prefettura e al Comune di Venezia e Cavarzere, per le migliaia di pratiche di soggiorno e ricongiungimento familiare (che gli extracomunitari pagavano migliaia di euro) ottenute secondo l’accusa grazie alla presentazione di residenze fasulle in case-dormitorio di proprietà dello stesso Pan (decine di appartamenti acquistati ricorrendo a una serie di mutui bancari, ripagati con gli affitti) e contratti di lavoro fittizi.

Già indagati Paola Garbin, impegata dell’Anagrafe di Cavarzere e il messo comunale di Venezia Claudio Scardicchio, finito per primo nel registro degli indagati grazie agli accertamenti della Polizia locale lagunare, sono recentemente stati indagati altri tre vigili urbani del Comune di Cavarzere, indicati dall’immobiliarista Francesco Frigato nel suo interrogatorio come parte del raggiro. Ma altri ne cercano gli investigatori.

Il lungo interrogatorio di Alessia Degnato - assistita dagli avvocati Alberini e Villadoro - è stato così secretato dalla Procura, proprio per garantire approfondimenti sul nuovo fronte delle indagini sui possibili agganci istituzionali di Luca Keke Pan, sui cui affari l’ex moglie aveva già raccontato molto agli investigatori già prima della tornata di arresti, a settembre, confermando le accuse nel confronti del marito, dichiarandosi però sostanzialmente ai margini dei raggiri, preoccupata per le spese del marito per le amanti e per i due figlioletti piccoli.

Collaborazione che non le ha però evitato gli arresti domiciliari, contro i quali i suoi legali hanno presentato ricorso in Cassazione, dal momento - sostengono - che nei confronti della donna è venuta meno l’accusa di associazione.(r.d.r.)

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