Ca’ Vendramin, rispunta l’idea di Casinò con albergo di lusso
Cosa fare di Ca’ Vendramin Calergi. Il piano di ristrutturazione e riduzioni dei costi della casa da gioco - già concordato con il Comune - sarà presentato finalmente ai sindacati dal direttore generale Vittorio Ravà nei primi giorni della prossima settimana, per passare quindi al via libera definitivo del Consiglio di amministrazione. Esso prevederebbe, tra l’altro - per ridurre i costi - che la sede storica veneziana del Casinò sia aperta al gioco solo nei week-end, dal venerdì alla domenica, perché gli incassi nel resto della settimana non giustificherebbero, al momento, l’investimento. Ma - come già anticipato nei giorni scorsi dal commissario straordinario del Comune Vittorio Zappalorto e del subcommissario Vito Tatò - a Ca’ Farsetti si sta facendo anche una valutazione di carattere patrimoniale sui beni della casa da gioco, che potrebbero essere almeno in parte ceduti per ridurre anche il loro peso sul bilancio del Comune.
E se - come è noto - il commissario sta rimettendo in moto con il ministero degli interni la procedura per bandire nuovamente, a condizioni diverse, un bando per la cessione della gestione del Casinò ai privati, riprende corpo un’altra idea, già circolata. Quella di «trasformare» Ca’ Vendramin Calergi in un albergo di lusso a cinque stelle sul Canal Grande, mantenendo però agli ultimi due piani - come avviene già oggi - il funzionamento della casa da gioco. Un progetto che viene da lontano, perché già il precedente presidente del Casinò prima del dimissionario Massimo Miani, Mauro Pizzigati, aveva cercato di acquisire Palazzo Marcello, l’edificio a fianco di Ca’ Vendramin Calergi, proprio per trasformarlo in albergo ad uso della clientela “eccellente” del Casinò.
Il cinquecentesco palazzo che ospita la casa da gioco veneziana - nonostante la crisi del mercato immobiliare - farebbe sicuramente gola a molti e l’investimento per la trasformazione potrebbe perciò trovare adeguati finanziatori, soprattutto se a Ca’ Vendramin Calergi venisse appunto mantenuta la funzione del gioco. Da capire anche se la Soprintendenza - che però poco ha eccepito in questi anni sulle molte trasformazioni a fini alberghieri di palazzi storici in città, a cominciare dal vicino Ca’ Sagredo - avrebbe da eccepire qualcosa.
Per ora solo uno scenario, dunque, che non sarà certamente Zappalorto a portare a conclusione, ma di cui si comincia concretamente a discutere, viste le emergenze di bilancio di Comune e casa da gioco. Il Casinò di Venezia chiuderà infatti il bilancio 2014 con un passivo di 6,7 milioni di euro, come reso noto dal subcommissario, con un calo degli incassi 2014 pari al 7,5 percento
Intanto il 13 gennaio scade anche il termine per candidarsi a membro del Consiglio di amministrazione in sostituzione del dimissionario Massimo Miani, e il nuovo componente potrebbe assumere anche la carica di presidente, con deleghe più ampie rispetto al suo predecessore.
Enrico Tantucci
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