Ca’ Foscari, tutto da rifare

Davanti al giudice la vertenza con la fondazione Cassamarca
Di Giorgio Cecchetti

VENEZIA. L’accusa che era arrivata da Cassamarca a Ca’ Foscari era quella di aver fatto i conti in modo approssimativo dopo che il Tribunale di Venezia aveva concesso il decreto ingiuntivo per nove milioni e mezzo di euro al quale era seguito il sequestro delle azioni Unicredit.

Ieri, però sarebbe stato il legale della fondazione bancaria trevigiana, l’avvocato Aldo Laghi, ad aver fatto male i conti, quelli dei giorni che devono intercorrere dalla notifica dell’opposizione al decreto all’udienza. Ne dovrebbero passare novanta e, invece, ne sono passati soltanto 63, così davanti al giudice veneziano Marco Campagnolo neppure si sono presentati gli avvocati dell’Università veneziana.

«Si tratta di una nullità evidente» spiega l’avvocato Cristiano Alessandri per conto dell’Università. Comunque, tocca ora al magistrato lagunare decidere - probabilmente lo farà già oggi - se annullare o meno il ricorso, costringendo gli avvocati della fondazione a rinotificarlo alla parte avversa, fissando poi la comparizione davanti al giudice trascorsi i 90 giorni previsti dalla norma.

Ieri mattina, al termine dell’udienza l’avvocato Laghi, evidentemente contrariato dalla svista, non solo non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione ma si è addirittura rifiutato di dire il suo nome.

Il rettore di Ca’Foscari Carlo Carraro era ricorso agli avvocati dopo aver cercato una mediazione con il presidente della fondazione trevigiana Dino De Poli. L’Università veneziana chiedeva il rispetto degli impegni presi: una lettera dello scorso gennaio sosteneva che non era ancora stato saldato il contributo di un milione e 200 mila euro per i corsi organizzati a Treviso dall’università veneziana.

Sempre stando ai conti degli uffici amministrativi veneziani ci sarebbe stato un pregresso, anch’esso da saldare, di circa 10 milioni di euro, tutto questo nonostante un’intesa siglata dalle due parti oltre un anno fa.

Il rettore aveva spiegato che si era trovato costretto ad attivare la via giudiziaria perché la fondazione bancaria della Marca non avrebbe rispettato gli impegni presi con l’ateneo lagunare, nonostante la nuova convenzione siglata proprio per venire in aiuto - vista la crisi economica - ai trevigiani in modo da rientrare dalla situazione debitoria senza sacrificare l’università di Treviso.

Erano state concesse dilazioni e rateizzazioni, ma nulla era mutato e così è partita la richiesta di decreto ingiuntivo.

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