Ca’ Foscari e il buio delle leggi razziali

Cinque docenti allontanati perché non si piegarono al fascismo: pietra d’inciampo per Olga Blumenthal, deportata e uccisa

VENEZIA. Non sappiamo cosa provò il rettore Agostino Lanzillo quando nel 1938 comunicò a cinque suoi docenti di non recarsi più all’università in quanto ebrei.

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Dai fogli ingialliti, riemersi dopo 80 anni dagli archivi, si percepisce un certo imbarazzo, in particolare nei confronti di Gino Luzzatto, già all’epoca antifascista e storico di fama indiscussa.

Per mascherare il disagio il rettore gli scrive una lettera, datata 4 novembre 1938. Nel documento si giustifica la sua espulsione per «ragioni di ordine generale» e si aggiunge che «tutti i colleghi vedono con tristezza il tuo allontanamento poiché ben sanno la tua superiore capacità nella Storia economica e la passione per l’insegnamento».

Luzzatto risponde al rettore, consapevole che un capitolo mostruoso della storia inizia a oscurare la lucidità perfino dell’ambiente accademico: «Questa lettera», scrive, «è una prova di bontà e di coraggio che certamente altri rettori non avrebbero fatto».

Oggi l’università Ca’ Foscari ha deciso di dedicare il primo evento dei suoi primi 150 anni al valore della memoria con la mostra «Ca’ Foscari allo specchio. A 80 anni dalle leggi razziali».

Sebbene infatti Luzzatto fu costretto a non mettere più piede nell’ateneo, la docente ebrea Olga Blumenthal venne deportata da Venezia a Ravensbruck quando era vecchia, sola e malata.

È suo il nome della pietra d’inciampo che, per la prima volta, verrà posta oggi alle 17 davanti a un’istituzione pubblica, in questo caso l’università. Documenti e fotografie saranno invece esposti al Cultural Flow Zone della biblioteca delle Zattere.

«Il lavoro di scavo nella memoria dell’ateneo è iniziato con le tesi di Silvia Bettanin e di Marco Donadon» spiega il docente di storia Alessandro Casellato, delegato da Ca’ Foscari per il Giorno della Memoria «È come riaprire un dossier su un momento buio che si è chiuso rapidamente, mentre invece è importante capire i compromessi che sono avvenuti anche in luoghi come l’università».

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La fascistizzazione dell’ateneo inizia nel 1927 con il sindaco Davide Giordano che impone all’università il regime e la prepara alle leggi razziali. Il fascismo, sebbene in misura minore rispetto ad altre città, si insinua nel luogo della conoscenza. Lo dimostrano una foto con il saluto romano, scattata nel cortile di Ca’ Foscari, e la visita di Vittorio Emanuele III con i gerarchi fascisti. Furono espulsi Gino Luzzatto, Adolfo Ravà, Gustavo Sarfatti, Olga Blumenthal ed Elsa Campos che parte per la Palestina. Il numero non è affidabile perché gli archivi furono ripuliti, ma è rimasto quanto basta per fare i conti con la memoria.

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