Ca’ Farsetti, anche Ellero se ne va
La riorganizzazione degli uffici voluta dal sindaco Brugnaro scatta l’1 settembre e Roberto Ellero - direttore del settore Cultura-Turismo, il dirigente che ha salvato il cinema a Venezia con le operazioni Giorgione-Rossini-Astra - va in pensione il 31 agosto: avrebbe potuto restare nel suo incarico un altro anno, ma ha deciso di ritirarsi ora, in una scelta che sembra non casuale dei tempi. «Non commento, fino al 31 agosto il mio compito è dirigere il settore Cultura», dice. E nel messaggio ai colleghi, scrive: «Vado per così dire in pensione, ma continuerò ad occuparmi di cinema, cultura, Venezia, Mestre e tanto altro ancora. Grazie per le cose fatte insieme. Altre ne faremo».
Via da Ca’ Farsetti, come già Enzo Bon, responsabile dell’Ufficio Comunicazione del Comune, che ha lasciato a 5 mesi dalla pensione, per la decisione del sindaco di dissolvere l’Ufficio stampa affidando la comunicazione al proprio staff.
Cancellando le direzioni delle Municipalità e accorpando funzioni, il piano della giunta Brugnaro riduce da 25 a 11 le direzioni, in nome del risparmio (da 4 a 2 milioni di euro) e della razionalizzazione. Ma i sindacati non sono d’accordo. «Si tagliano direttori e si moltiplicano i dirigenti, creando improbabili nuovi uffici», commenta Davide Giordano, segretario Cgil Fp, «come un misterioso “Affari interni” e “Risorse umane” per la Polizia municipale e pure una “Gestione personale per progetti specifici”: come si coordineranno con il Personale? Non si capisce dove stia il risparmio. Non è ancora stato nominato un direttore generale, la pianta organica di 3.154 persone non considera le educatrici. A Ca’ Farsetti c’è una marea montante di malessere: non c’è alcun rapporto tra dirigenti e assessori, perché il sindaco accentra tutto su di sé e non dà autonomia a nessuno. Una deriva autoritaria».
«Sicuramente ci sono indicazioni politiche chiare in questo piano, come il Decentramento smantellato, ma questo significa anche servizi di prossimità depauperati per il cittadino e per le professionalità che si erano create», dice Chiara Scarpa, del Diccap. «Non si capisce poi come spacchettare le competenze dell’Ambiente faccia risparmiare. Anzi, nonostante il messaggio mediatico sui tagli, si creano nuovi dirigenti. Se poi tutti quelli che non sono d’accordo potessero andarsene, si svuoterebbe il Comune: ma i lavoratori non possono e purtroppo - dopo il taglio delle buste paga per lo sforamento del Patto - ci sono anche situazioni drammatiche: se hai un problema improvviso, non sai più come fare. Un clima da scatafascio: le motivazioni del personale sono azzerate».
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