Ca’ Corner si svuota risparmi per 2 milioni
VENEZIA. Stato confusionale. Insieme ad una sonora arrabbiatura. Sono i sentimenti che animano Ca’ Corner: all’improvviso, ieri mattina gli amministratori della Provincia di Venezia si sono svegliati “a termine”, scadenza 30 novembre 2012, anche se le date sono finora l’unica cosa certa del decreto Monti, relativamente al 2012 destinato a trasformare radicalmente le Province, anche se non ancora cancellate, decisione costituzionale che spetta al Parlamento. Entro il 30 aprile le loro funzioni vanno trasferite alla Regione o ai Comuni - dice il testo del governo - salvo quelle di coordinamento intercomunale individuate dalla stessa Regione. Entro il 30 novembre, infine, i Consigli provinciali e le giunte decadranno, per essere sostituiti - non si sa con che criterio elettivo, né con quali candidati - da un Consiglio di 10 membri eletti dai Consigli comunali del territorio e tra i quali il nuovo Consiglio provinciale «formato bonsai» nominerà il presidente. La giunta Zaccariotto decadrà a metà mandato.
Ma quanto si risparmia? Non molto, in verità, considerando che il grosso della spesa è legata al personale (25 milioni di euro per 578, tra i quali 15 dirigenti), che dovrà passare in carico a Regioni e Comuni, salvo blocchi del turn over sui pensionati.
La macchina politica-Ca’Corner costa ogni anno 2 milioni di euro: 1,1 milioni per la giunta, con stipendi variabili dagli 8 mila euro della presidente ai 6 mila del vicepresidente, ai 5 mila degli assessori; 750 mila euro per il Consiglio, dove i gettoni di presenza per seduta e commissioni sono di 77 euro per ognuno dei 38 consiglieri; più 150 mila euro per rimborsi auto e ai datori di lavoro del consiglieri dipendenti. Poi naturalmente ci sono le spese per le sedi, le bollette sulle quali in prospettiva risparmiare, anche se non è affatto chiarito - ad esempio - se questo repentino cambio di funzioni eviterà almeno ai cittadini di pagare le addizionali che sinora finanziavano in parte alle Province: 5% sulla Tia (rifiuti), fino a quest’anno il 12% sulle bollette Enel, il 16% sulla Rc auto, l’imposta sulle compravendite di auto. Cancellarle renderebbe immediatamente un po’ più digeribile la manovra: tant’è, per ora di levare imposte neppure una traccia, anzi si aumentano le addizionali regionali e comunali.
Caos, si diceva. «E’ del tutto inaccettabile che un governo tecnico cancelli tout court per decreto un’assemblea democraticamente eletta e un’amministrazione prevista dalla Costituzione: daremo battagli a tutti i livelli su questo punto, ai tavoli di concertazione ai quali abbiamo diritto di partecipare», commenta Marina Balleello, presidente del Consiglio provinciale, ieri a Roma al vertice dell’Unione delle province italiane, «non è così, dando in pasto le Province all’opinione pubblica, che si tacita il vento dell’antipolitica, ma solo intervenendo su tutta l’architettura costituzionale dello Stato, facendo ordine tra le autonomie locali. Il risparmio tanto propagandato è così minimo, che mi stupisco che dei bocconiani non se ne siano accorti». «Per carità, non sono preoccupato per me: tornerò a lavorare a Sistemi Territoriali», commenta il vicepresidente pdl Mario Dalla Tor, «una ristrutturazione degli enti locali è necessaria, anche in termini di costi, tanto che Vicenza doveva ora andare al voto scendendo da 36 a 14 consiglieri e 6 assessoiri: ma un ente intermedio serve. Come è possibile immaginare che la Regione si occupi di tutto, compresi i piani dei Comuni? Noi abbiamo adottato il Pat di Venezia in poche settimane, la Regione ci metterebbe mesi e mesi». Di tutt’altro avviso il sindaco Orsoni, che chiede però a Monti incisività nella lotta all’evasione, per ridurre gli aumenti fiscali: «Servono azioni più decise in ordine al taglio dei costi delle politica, ma anche della macchina amministrativa. Penso che anche per quanto riguarda le Province, questa riduzione del numero di consiglieri e delle Giunte debba essere letta non tanto in sé, perché porta ad un risparmio veramente limitato, quanto come un segnale del fatto che si va decisamente verso l’abolizione delle Province. In questo senso ritengo ci debba essere un forte risparmio perché si va verso una ristrutturazione della macchina amministrativa in modo serio».
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