Buzzi e lo schianto in laguna Guidava senza patente italiana

Per il pm Petroni è accertato che fosse l’imprenditore-campione ai comandi La corsa senza autorizzazione lungo lo Sretto di Messina e Canale dei cetacei

venezia. Nessun colpevole per la “folle” corsa tra i mari d’Italia, finita in tragedia contro la lunata della Bocca di porto del Lido.

Predisposti gli ultimi atti, infatti, il pubblico ministero Luca Petroni si appresta ad archiviare l’indagine per omicidio colposo e naufragio avviata dalla Procura della Repubblica all’indomani del terribile incidente nautico nel quale sono morti l’imprenditore e pilota Fabio Buzzi, il pilota di off shore Luca Nicolini e il meccanico inglese Erik Hoorn, dopo lo schianto della loro imbarcazione da corsa contro la lunata, appena conquistato il record di velocità sul percorso Montecarlo-Venezia. Il pm Petroni ha ritenuto attendibile la ricostruzione dell’incidente fatta dall’unico sopravvissuto, il pilota Mario Invernizzi, salvo per un colpo di fortuna: essersi alzato dal suo posto per guardare dove fosse la linea del traguardo e prepararsi all’arrivo. Attimi che gli hanno salvato la vita, sbalzandolo in acqua nell’impatto: grazie alle sue dichiarazioni, il pubblico ministero ha ritenuto accertato che alla guida ci fosse proprio Buzzi al momento dell’impatto. Senza caschetto, non c’è stato scampo per gli altri componenti della squadra, che ormai si sentivano “a casa” dopo 18 ore di corsa.

Con la sua morte, è venuta meno anche l’indagine penale. Grande genio della motonautica, ingegnere famoso per le sue imbarcazioni vendute anche alle forze militari italiane, Buzzi era pronto a tutto per battere un record e dimostrare la potenza delle sue barche. L’indagine ha rivelato alcuni aspetti di quella corsa lunga 1200 miglia, da Montecarlo a Venezia: come il fatto che l’imprenditore fosse in possesso di una patente nautica monegasca, non essendo più titolare della patente agonistica, per sopraggiunti limiti di età e problemi alla vista, e non risultando in possesso della patente nautica italiana.

Nel ricostruire la corsa, la Procura ha accertato che l’imbarcazione ha sfrecciato tra Tirreno, Ionio, Adriatico senza che le Autorità marittime ne fossero ufficialmente informate e anche in mari “proibiti” per alta densità di traffico (come lo Stretto di Messina) e tutelati dal punto di vista ambientale (come il Canale dei cetacei), dove la circolazione è rigorosamente controllata.

Del progetto di battere il record lungo la tratta Montecarlo-Venezia sarebbe stato avvisato solo un funzionario del ministero delle Finanze, con il quale l’industriale lecchese campione di motonautica e inventore di scafi e motori di avanguardia si relazionava per lavoro: ma non si era trattato di una informazione con tutti i crismi dell’ufficialità.

Con l’archiviazione dell’indagine, viene meno anche qualsiasi dubbio sulla sicurezza e l’illuminazione della lunata: da anni sulle mappe nautiche, era conosciuta allo stesso Buzzi che aveva già sfidato il mare, alla ricerca di nuovi record sulla rotta Montecarlo-Venezia. —

Roberta De Rossi

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