Busetto resta in carcere il Riesame rigetta il ricorso

Omicidio Pamio, ieri la decisione per la donna già condannata all’ergastolo I difensori avevano chiesto i domiciliari: «Siamo pronti ad andare in Cassazione»
Di Rubina Bon
Foto Agenzia Candussi/ Furlan/ Mestre, Tribunale/ Processo a Monica Busetto
Foto Agenzia Candussi/ Furlan/ Mestre, Tribunale/ Processo a Monica Busetto

Resta nella sua cella nel carcere femminile di Verona Monica Busetto, condannata lo scorso novembre all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello per l’omicidio dell’anziana vicina di casa, Lida Taffi Pamio, avvenuto a Mestre nel dicembre del 2012 nell’appartamento di viale Vespucci. Nel tardo pomeriggio di ieri è arrivata la decisione del tribunale del Riesame - presieduto da Angelo Risi - sul ricorso presentato dalla difesa di Busetto, rappresentata dagli avvocati Alessandro Doglioni e Stefano Busetto: ricorso rigettato. I difensori avevano chiesto che i giudici del Riesame valutassero la possibilità che la donna potesse lasciare il carcere per gli arresti domiciliari, tenuto conto che non sussisterebbe a loro dire il pericolo di fuga. Monica Busetto, infatti, non ha mai tentato di fuggire durante l’anno in cui è restata libera dopo l’arresto di Susanna “Milly” Lazzarini. Proprio per questo i suoi avvocati avevano chiesto i domiciliari.

Le motivazioni della sentenza del Riesame saranno depositate nei prossimi giorni, ma è chiaro come i giudici hanno dovuto tenere conto del peso importante delle due sentenze di condanna a carico di Monica Busetto: in primo grado (a fine 2014) a 24 anni e 6 mesi, in appello all’ergastolo.

«Faremo ricorso in Cassazione non appena verranno depositati i motivi della sentenza, abbiamo tempo fino alla fine del mese», ha chiarito ieri l’avvocato Doglioni che in serata ha fatto visita ai familiari di Busetto per comunicare loro la notizia. Nei prossimi giorni i legali andranno a Verona per incontrare la donna.

Era stato lo stesso avvocato Doglioni a definire «allucinanti» le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise d’Appello (presidente Gioacchino Termini) con la quale Busetto è stata condannata all’ergastolo. Per la Corte è una prova inconfutabile di colpevolezza l’infinitesimale presenza di Dna della vittima rilevato nel laboratorio della Polizia scientifica a Roma (dopo un primo risultato negativo) e Susanna “Milly” Lazzarini è credibile quando, dopo quattro interrogatori nei quali si è auto accusata del delitto (dopo essere stata arrestata per l’omicidio di Francesca Vianello), cambia versione e racconta che subito dopo aver aggredito Lida che l’aveva scoperta a rubare, sulla porta è apparsa MonicaBusetto che - dopo «uno scambio di battute» - ha deciso di partecipare al delitto, dando la coltellata mortale alla vicina che «la sputtanava». «Una sentenza che non ha né capo né coda», aveva chiarito l’avvocato Doglioni.

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