Buoni pasto più cari. E si mangia all’aperto

Firmata la delibera che prevede l’aumento dei ticket da settembre. Critiche di Ames, la protesta continua
Di Marta Artico

Approvata la delibera che stabilisce i rincari dei buoni pasto; i genitori continuano comunque con la linea dura dello sciopero della mensa e fioriscono i pic-nic tra parchi e campi veneziani. Muro contro muro tra le famiglie infuriate per il rincari e l’amministrazione.

Rincari. Il commissario Vittorio Zappalorto ha approvato l'adeguamento delle tariffe per i servizi di refezione e trasporto scolastico. Il ticket mensa nelle scuole dell'infanzia passerà da settembre da 3,60 a 4 euro, quello delle scuole primarie e secondarie di primo grado, attualmente di 3,85 euro, sarà aumentato a 4,25 euro. La tariffa del servizio di scuolabus passerà dagli attuali 157,50 a 210 euro l'anno.

Panino open air. A Venezia tre classi della elementare San Girolamo sono state accompagnate a pranzare nel campo del Ghetto, con tanto di striscioni “Avete mangiato troppo, adesso digiuniamo noi”. Alla elementare Diaz su 250 bambini solo una ventina hanno pranzato in mensa, gli altri si sono arrangiati grazie alla disponibilità delle insegnanti. «La società che ci prepara i pasti», spiega Avivit Hagby, rappresentante dei genitori «ha mandato solo una scodellatrice anziché quattro: lo sappiamo che è una guerra tra poveri, per questo abbiamo proposto ai comitati genitori di unirci con cuoche, scodellatrici e addetti ai trasporti mense per protestare contro le istituzioni. Perché se ne mandano una al lavoro, le altre sono in ferie forzate e sono sempre mamme. Vorremmo continuare fino alla fine della scuola perché se ci arrendiamo non ha senso aver protestato». Alla materna Sant’Elena solo cinque bambini su quasi un’ottantina hanno mangiato in mensa. In questo caso, però, la scuola ha chiesto alle mamme di andare a prendere i bambini: c’è chi ha mangiato a casa, una quarantina fuori dalla scuola. Alla elementare Valeri di Favaro moltissimi bambini hanno pranzato al sacco e due classi hanno optato per il parchetto di via Monte Cervino.

No al junk food. C’è chi, come la dirigente dell’istituto comprensivo Gramsci di Campalto, Annavaleria Guazzieri, ha velocemente trovato la soluzione. Si è riunito il consiglio d’istituto, si è discusso e si è deciso il da farsi. «In attesa di indicazioni da parte del Comune», spiega, «ognuno farà quello che ritiene più giusto. Ho autorizzato i docenti a consegnare i bambini che volessero uscire per pranzo, o portare chi pranza al sacco in mensa insieme a chi ha confermato il buono. Sono una donna che lavora e so che non è praticabile che i genitori si organizzino in cooperative per far mangiare i bambini in campo. D’altro canto mi preme la salute degli alunni che non possono digiunare». Genitori, docenti e dirigente hanno deciso che il pranzo al sacco dovrà essere sano, nello stile dell’Istituto, nessun cibo-spazzatura: dieta mediterranea, merenda sana, no bibite gasate né patatine, solo acqua liscia, insalata di riso, coscette di pollo.

Genitori infuriati. «Gli sprechi delle mense sono strutturali e determinati in molti casi da menù monotoni, poco vari, slegati dalla cultura dei bambini fruitori, da verdura e frutta non di stagione, da derrate surgelate e rigidamente definite in base al prezzo e ai quantitativi». Emanuela Tognotti, del Comitato tecnico permanente per la ristorazione scolastica, risponde all’amministratore di Ames sugli sprechi di cibo. «Dispiace che Ames strumentalizzi la protesta attribuendo loro la colpa di sprechi di cibo che dipendono adesso anche da un sistema a ticket elettronici senza il controllo finale che comporta la consegna di pasti non disdetti in caso di assenza dei bimbi esenti».

Ames. «L’adesione di oggi (ieri ndr) è stata del 50%», chiarisce l’amministratore unico Pietro Lotto. «Continuare con la protesta è un errore e non ha senso perché i rincari scatteranno solo da settembre. Se fossi un genitore terrei le energie per il futuro sindaco. Oggi nessuno può raccogliere le loro lamentele». Quanto agli esenti, spiega Ames, «incidono per un 10 per cento del totale. In termini monetari circa 150 mila euro». Una cifra, secondo Lotto, marginale rispetto al totale.

(ha collaborato

Vera Mantengoli)

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