Buoni pasto, in arrivo controlli sui “furbetti”
I buoni mensa? «Il nostro è ancora il Comune che ha i buoni meno cari». Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, in un’intervista pubblicata sul suo profilo twitter, ritorna su uno dei temi caldi che tiene banco in questo settembre di inizio anno scolastico, in cui le famiglie, già vessate da tasse e aumenti che escono dalla porta e rientrano dalla finestra, si sono viste ritoccare all’insù anche il costo del pasto dei figli nelle scuole pubbliche, materne e elementari.
Brugnaro per prima cosa, mette le mani avanti e precisa ai microfoni che il rincaro è stato deciso e deliberato dal commissario prefettizio straordinario, vista la situazione in cui versava il Comune, che peggio di così non si poteva. «L’aumento dei buoni scuola è stato deciso dal commissario ancora mesi fa», spiega, «perché c’era un assoluto disavanzo in Comune, sono andato a guardare la cosa con i tecnici Ames, con gli aumenti fatti dal commissario il buono mensa base degli asili è di 4 euro a bambino, 4,25 alle elementari». Qui entrano in campo gli altri comuni: «A Treviso e Vicenza siamo intorno ai 5 euro, noi finanziamo Ames per 14 milioni, temo che un’operazione verità vada fatta». Precisa ancora il primo cittadino: «Il 20 per cento delle persone sono esenti, adesso andremo a vedere anche le liste delle persone esenti, noi usiamo l’Isee come sistema e vorrei capire bene. Poi c’è chi ha l’esonero parziale e sono un altro 20 per cento di famiglie cui vengono dati dei buoni durante il mese, e infine abbiamo persone che non pagano il buono perché sono in ritardo per motivi vari. Il Comune fa molto, in una situazione così disastrata invece che aumentare abbiamo cercato di tenere 4 euro, stiamo facendo sforzi, penso che le proteste se vengono comunicati i numeri esatti in rapporto agli altri, il nostro è ancora il Comune che ha i buoni meno cari». E poi conclude: «Poi se riusciamo a fare di meglio e si può sempre fare di meglio, lo faremo». Brugnaro fa capire dunque, che si faranno delle verifiche per capir se qualcuno fa il “furbetto” e chiede esenzioni quando non dovrebbe. Tra l’altro ci sono Comuni, come ad esempio quello di Quarto, che grazie a un protocollo con le Fiamme Gialle comunica alla Guardia di Finanza la lista dei nomi delle famiglie che accedono a servizi calmierati.
Ci sono anche comuni come quello di Marcon, che ha un buco notevole in bilancio proprio perché molte famiglie i buoni pasto non li pagano. Rimane però il fatto che a Treviso i buoni pasto costano meno che a Venezia: la fascia che non presenta Isee paga la quota base che è di 3,70 euro, fermo restando che esistono riduzioni come a Venezia. A Padova, invece, il costo alla scuola primaria è effettivamente più caro che a Venezia, 4,81 euro contro i 4,25.
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