Buoni mensa, il prezzo non cala si tratta su menù e sprechi
Ieri a Ca’ Farsetti si è tenuto l’atteso incontro sulle mense scolastiche, alla presenza dell’assessore alle Politiche Educative Paolo Romor, dei consiglieri comunali e di alcuni genitori. La tensione accumulata nei mesi si è leggermente allentata, ma non al punto di poter considerare la questione risolta: «Si è dimostrata una formale disponibilità», hanno detto Emanuela Tognotti del Comitato tecnico pemanente (Cpt) sulle mense e Roberto Longo a nome dei genitori, «ma aspettiamo fatti concreti per quanto riguarda il menù, il capitolato, la riduzione degli sprechi e la valorizzazione dei comitati mensa».
La prova del nove potrebbe già esserci questa sera, in occasione della riunione del Cpt. «Ci tengo», ha detto Romor, «che i genitori sappiano che non pagano la retta anche per gli esenti, ma che il Comune contribuisce a pagare totalmente chi è esente e a dare una parte anche agli altri». Per capire cos’è successo bisogna fare un passo indietro e andare al punto 10 del regolamento sulle mense che dice testualmente: «il contributo da parte dell’utente sarà determinato tenendo conto del costo complessivo del servizio (…) e non potrà essere superiore al 60%».
L’aumento del costo dei buoni pasto era iniziato con il commissario Vittorio Zappalorto che aveva liberalizzato la soglia del 60%. «Durante la campagna elettorale», ha spiegato Romor, «il sindaco ha firmato per ripristinare quella soglia, cosa che ha fatto se consideriamo la totalità del servizio». In pratica, un pasto costa 5,76 euro per 14.065 utenti, inclusi 2.530 esenti di cui il 90% con esenzione totale poiché con reddito al di sotto di 7718 euro. I buoni pasto costano oggi 4 o 4,25 euro, in media quindi 4,12. Il Comune investe 13 milioni per pagare: 100% a chi è totalmente esente, 50% per redditi dai 7 ai 13 mila euro, 46% per reddito dai 10 ai 13 mila, 43% per reddito dai 13 ai 15 mila e 28,7% a tutte le famiglie che pagano il buono a 4 o a 4.25 euro. Se si calcola il singolo pasto, chi paga in media 4,12 euro risulta accollarsi circa il 72%, ma se considerato all’interno della totalità del servizio, la stessa famiglia si fa carico del 52%, rimanendo al di sotto del 60% come previsto dal regolamento. «La richiesta dei genitori era di ripristinare il buono pasto alla cifra iniziale, prima del commissario», ha detto Monica Sambo del Pd. «Di fatto il sindaco ha mantenuto il costo del buono pasto uguale a quando c’era Zappalorto, senza abbassarlo». «Voi avevate detto chiaramente che le famiglie avrebbero pagato anche il buono degli esenti», hanno ripetuto più volte i grillini Elena La Rocca e Davide Scano. «Chiediamo che l’amministrazione si impegni a rendere effettiva la partecipazione dei genitori nella questione mense».
«Massima disponibilità», ha risposto Romor, «a trovare accordi per il menu e lo spreco di cibo. Potremmo far pagare 50 centesimi o 1 euro agli esenti che si dimenticano di disdire il pasto». A fine incontro il genitore Mhanna Youssef ha invitato Romor a pranzare in mensa con i bambini, trovando pieno consenso entro fine aprile.
Vera Mantengoli
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