Buoni mensa, i rincari sono confermati
VENEZIA. Andare a scuola è una spesa sempre più cara per le famiglie. Oltre agli abbonamenti degli autobus e al costo dei libri, quest’anno si devono aggiungere anche i 70 centesimi in più dei buoni pasto che gravano per 140 euro a figlio all’anno. Proprio sui buoni pasto i genitori non demordono e chiedono all’Amministrazione di rivedere la delibera, soprattutto perché sostengono che, abbassare a 30 centesimi l’aumento, era uno degli impegni che si era assunto il sindaco Luigi Brugnaro durante la campagna elettorale.
Da mercoledì 23, in molte scuole della terraferma, cartelloni e striscioni di protesta verranno appesi davanti agli istituti. Ma sarà solo l’inizio. Ogni volta che in un istituto si comincerà ufficialmente con il servizio mensa, i genitori si faranno sentire. Gli aumenti, sostengono, non corrispondono a nessun miglioramento dei servizi. Prima il buono pasto era di 3,30 euro alla materna e 3,55 euro alle elementari; oggi rispettivamente di 4 euro e 4,25. «Gli aumenti», scrivono i comitati dei genitori, «entreranno in vigore il 23 settembre e graveranno sui magri bilanci della famiglie, ma soprattutto saranno applicati a parità di servizio».
Non sarà strano vedere cartelli e striscioni con slogan come «La mensa è rimasta uguale, ma ci costa un capitale», ogni volta che in un istituto partirà il servizio mensa, che viene avviato a scaglioni. «Vogliamo ricordare», sottolineano i rappresentanti dei Comitati genitori di Chirignago, Marghera, Ilaria Alpi di Favaro che si sono mobilitati per l’apertura di domani, «che il neosindaco Brugnaro in campagna elettorale aveva sottoscritto di suo pugno l’impegno a ridurre i rincari, portandoli da 70 a 30 centesimi a pasto, e di procedere entro l’inizio dell’anno scolastico al ripristino dell’articolo 10 del Regolamento di Refezione Scolastica da cui il commissario aveva stralciato il tetto massimo di contribuzione dell’utenza fissato al 60%». A questo si aggiunge anche un mancato dialogo sulla situazione mense.
«La nuova Amministrazione», proseguono, «si deve fare carico delle numerose segnalazioni di comitati mensa che da anni evidenziano gli enormi sprechi di cibo, la necessità di trasparenza e pubblicazione dei costi, della provenienza delle derrate, della qualità dei piatti serviti e del loro gradimento e la necessità di garantire varietà e salubrità del pasto così come indicato dalle linee guida e dai più recenti studi nel campo dell’alimentazione dell’infanzia». Per adesso le scuole che aderiscono alla mobilitazione provengono soprattutto dalla terraferma, ma il passaparola sta aumentando e si aggiungono sempre più istituti.
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