«Bull Terrier, cani teneri e difficili»

Cinque giovani veneziane fondano un sito (www.btri.org) e un’associazione

Tutti li conoscono per quella macchia nera sul musetto bianco che li rende inconfondibili, ma per conoscere il vero lato tenerone del Bull Terrier Rescue bisogna dimostrare di avere un cuore grande. Nonostante l’aspetto da simpaticoni non sono infatti cani facili e, molto spesso, le famiglie dopo pochi giorni li abbandonano, dicendo che è impossibile gestirli. Per questo la veneziana Alice Gaiardi, presidente dell’Associazione Italiana Bull Terrier Rescue, non gioisce subito quando qualcuno la contatta dichiarandosi pronto all’adozione: «Quando ti siedi sul divano», racconta Gaiardi che con Isabella Coronelli (vicepresidente), Clara Gregori, Flavia Lo Verso e Silvia Gusso sono fondatrici del sito www.btri.org, «loro non si mettono accanto, ma sopra. Hanno una fisicità fortissima, si attaccano morbosamente all’uomo perché amano starti addosso, ma proprio per via di questa indole, bisogna educarli e farsi aiutare da una persona esperta, altrimenti sono incontrollabili».

Fino a una decina di anni fa questi cani non andavano di moda, poi a un certo punto invece hanno iniziato a essere acquistati, ma dopo poco lasciati in strada. In passato i Bull Terrier Rescue venivano usati per le lotte clandestine e hanno una dura storia alle spalle, fatta di continui abbandoni: «Se qualcuno vuole adottare un cane di questo tipo», prosegue Gaiardi, che ne ha ben due, Iron e Pepita, «deve sapere che non li può lasciare correre tranquillamente nel parchetto o toglierli il guinzaglio in presenza di altri cani perché sono molto territoriali». Insomma, bisogna sapere che cosa si sta facendo: «Prima di considerare l’adozione avviata», spiega la fondatrice del sito unico in Italia che si occupa di recuperare i cani di questa razza e di trovargli un’altra casa, «prepariamo un questionario, poi in base a questo incontriamo la persona e procediamo con una fase di prova. Cerchiamo di evitare il più possibile che il cane abbandonato, già traumatizzato, subisca uno sballottamento continuo». La missione non è da poco e le cinque ragazze si fanno carico di tante critiche: «Proprio perché sono di razza», chiarisce Gaiardi, «non vogliamo che li prendano per farli accoppiare e poi rivenderli, quindi li sterilizziamo per scelta. Inoltre, ci accusano di essere troppo rigide, ma se qualcuno vuole un Bull Terrier, deve dimostrare tanto amore e pazienza. Spesso questi cani non hanno mai ricevuto una carezza, ma dopo diventano adorabili».

Tra le tante avventure delle ragazze è capitato anche di liberare un canile lager vicino a Bologna dove alcuni di questi cani sono stati trovati in fin di vita. Ora, sistemati in pensioni qualificate e in attesa di una casa e di un padroncino, ci sono i cuccioloni Prince, Doom, Geronimo e Carlotta, tutti visibili nel sito o nell’omonima pagina FB. «Ci finanziamo da sole», conclude, «grazie a gadget e ai banchetti che facciamo in occasione dei raduni della Sit (Società Italiane Terrier, ndr) che ci ha riconosciute come associazione seria e soprattutto fedele ai nostri cani».

Vera Mantengoli

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia