Bugie per salvare l’amico tre condannati a un anno

Noventa. Il giudice: falsa testimonianza per evitare il ritiro della patente a un motociclista. All’uomo erano già stati comminati due anni per calunnia
Di Giorgio Cecchetti
MALAGOLI..PATTUGLIONI NOTTURNI VIGONZA MALAGOLI..PATTUGLIONI NOTTURNI VIGONZA
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NOVENTA. Condannati per falsa testimonianza: avevano cercato di aiutare un amico in difficoltà, ma in verità -almeno stando all’accusa - l’avevano fatta grossa e solo per evitargli il ritiro della patente. Ieri, il giudice veneziano Antonio Liguori ha condannato i trevigiani Christian Gaiotto, Ermes Cardin e Silva Gregoris ognuno a un anno di reclusione (la pena è stata sospesa), mentre chi volevano salvare è stato condannato alcuni mesi fa a due anni di reclusione per calunnia nei confronti dei carabinieri di San Donà, che due anni fa lo avevano fermato per un semplice controllo stradale a Noventa di Piave, davanti al bar «Sole e miele», dove si ritrovava spesso con gli amici.

Ecco i fatti. Con la sua moto il sandonatese era arrivato davanti al locale, era mezzanotte passata. C’erano i carabinieri che compivano i controlli, anche quelli per accertare se gli automobilisti avessero bevuto o meno. Stando al rapporto dei militari dell’Arma, appena sceso dalla moto era stato sottoposto al test sulla presenza dell’alcol nel sangue: il responso era stato che aveva 0,92 milligrammi, quando il limite massimo previsto è 0,50. C’era stata non solo la sanzione amministrativa, ma pure il ritiro della patente. Ma il giovane non si era dato per vinto e aveva firmato un esposto in cui riferiva che i carabinieri intervenuti non l’avevano sottoposto al test subito, cioè al momento dell’arrivo, ma un’ora e mezza dopo, tempo che lui aveva trascorso davanti al locale con gli amici e, quattro di loro avevano poi testimoniato a suo favore, confermando la sua versione. Ma i carabinieri erano riusciti a dimostrare la loro versione, portando un testimone, che aveva subìto un furto e in casa del quale erano intervenuti proprio nell’ora in cui il motociclista e i suoi amici sostenevano fosse scattato il controllo alcolimetrico. Sulla base dell’esposto i carabinieri erano anche finiti sotto inchiesta per falso.

Dopo il loro proscioglimento, il pubblico ministero Giorgio Gava aveva avviato il procedimento per calunnia nei confronti di chi aveva firmato l’esposto, il motociclista, e per falsa testimonianza nei confronti dei quattro amici. Alla fine, il giovane sandonatese è stato condannato a due anni per calunnia con rito abbreviato e ieri tre dei quattro trevigiani accusati di falsa testimonianza sono stati condannati a un anno, anche loro con rito abbreviato. Il quarto ha scelto il processo ed è stato rinviato a giudizio.

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