Bufera su Ferro: «Conflitto d’interessi»

Chioggia. Sentenza del Consiglio di Stato contro il sindaco del M5S per l’assegnazione di uno stabilimento balneare
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. La spiaggia della discordia. Una recente sentenza del Consiglio di Stato boccia definitivamente il ricorso presentato dalla società “Ultima spiaggia”, di cui è socio il sindaco Alessandro Ferro, per tentare di ribaltare la sentenza del Tar che nel 2015 dichiarava illegittima la procedura di sub ingresso della società nella concessione che negli anni precedenti era stata assegnata alla parrocchia di Ca’ Lino con un regime “agevolato” per il carattere sociale dell’attività. Ora Ferro e il suo socio dovranno rinunciare alla concessione balneare che sarà affidata tramite bando pubblico.

A sollevare il caso, ipotizzando un possibile conflitto di interessi per il sindaco che si ritrova nel duplice ruolo di ricorrente e di oggetto del ricorso (contro il Comune che nel 2014 concesse il sub ingresso), è il consigliere di Forza Italia Beniamino Boscolo Capon che ieri ha presentato un’interrogazione urgente per chiedere a Ferro di fare chiarezza sulla vicenda nel prossimo Consiglio comunale e di dare garanzia che gli uffici provvederanno, senza “sconti”, a dare immediata esecuzione ai contenuti della sentenza. La vicenda parte da lontano. Nel 1999 (concessione 124) la Regione concede al parroco di Ca’ Lino, don Fabio Calore, la possibilità di occupare una zona demaniale marittima di 3.572 metri cubi da adibire a “colonia marina”, stabilendo anche che dal primo giugno 1999 al 31 agosto 2002 avrebbe pagato un canone complessivo di sole 2.989.000 lire. Uno sconto rispetto alle aliquote normali dovuto al fatto che nella colonia marina si sarebbero svolte “attività educative e sociali, promosse dalla parrocchia, finalizzate alla diffusione dello sport, della solidarietà, atte alla promozione sociale, iniziative culturali, di contrasto all’emarginazione sociale e razziale, al disagio giovanile e alla devianza”.

La concessione è successivamente prorogata dal Comune (subentrato alla Regione nella gestione del demanio) fino al 2008, prevedendo un canone complessivo di 1.692.000 lire. Nel 2014 il Comune autorizza il sub ingresso della società Ultima spiaggia allo scopo di “adibire uno stabilimento balneare”. E qui iniziano i guai perché la società che gestisce lo stabilimento adiacente, la Chiara srls, presenta ricorso al Tar, contro il Comune e contro l’Ultima Spiaggia, sostenendo che il sub ingresso è irregolare. Il Tar accoglie il ricorso e stabilisce che l’area non poteva essere concessa in sub ingresso perché aveva finalità di interesse pubblico e annulla l’atto di concessione e la proroga. L’Ultima spiaggia ricorre in appello al Consiglio di Stato contro la società Chiara e contro il Comune. Il Consiglio di Stato conferma l’indirizzo del Tar ribadendo che la procedura non era regolare.

«Un caso come tanti», spiega il consigliere azzurro, «se non fosse che uno dei soci dell’Ultima spiaggia è il sindaco. Quando è subentrato nella concessione demaniale Ferro non era sindaco e non era candidato, sia chiaro, però oggi lo è e sono leciti gli interrogativi che in molti mi hanno posto. Innanzitutto per capire come si comporterà ora che la sentenza chiude il caso e, in secondo luogo, per avere certezza che gli uffici comunali daranno subito corso agli adempimenti imposti. Un qualche conflitto di interessi mi pare ci sia visto che il sindaco si trova da ambo le parti nella sentenza del Consiglio di Stato. Mi chiedo cosa ne pensino i vertici dei Cinque stelle visto che sono paladini della trasparenza».

Della questione si dibatterà nel prossimo Consiglio comunale. «Non ho voluto procedere con una richiesta di accesso agli atti», spiega il consigliere forzista, «perché ho rispetto del sindaco e voglio lasciargli la possibilità di chiarire ogni punto della vicenda in Consiglio, se poi non troverò piena soddisfazione procederò con l’accesso agli atti».

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