Bucintoro, riparte il progetto per riportare in vita la nave della Serenissima

Vnezia: sponsor e promotori convocati martedì a Ca’ Farsetti dal sindaco. Paternò: «I soldi li abbiamo, serve il via libera del Comune»

VENEZIA. Riparte il Bucintoro. Il grande progetto per ricostruire la nave simbolo della Serenissima, bruciata dai francesi nel 1798, muove i primi passi. Dal 2004, anno in cui era stata varata la fondazione per il “Nuovo Bucintoro” non se n’era più saputo nulla. Eppure nel frattempo l’infaticabile presidente del sodalizio, l’ex colonnello dei lagunari Giorgio Paternò, ha trovato il legname, gli sponsor, le maestranze pronte a lavorare. E addirittura un regista francese, Patrick Brunie, che ha realizzato un documentario d’autore sulla sua storia.

«Occasione per rilanciare i vecchi mestieri, la cantieristica e la capacità lagunare di lavorare il legno e i metalli», dice Paternò. Tutto fermo da tredici anni. Per mancanza di finanziamenti. Ma anche di coraggio. Adesso, dopo lunghe richieste, Paternò ha ottenuto di illustrare il progetto al sindaco Luigi Brugnaro.

Un primo incontro con promotori e finanziatori è previsto per martedì alle 15 a Ca’ Farsetti. «Noi siamo pronti a partire», dice Paternò, «il legname c’è, donato anni fa dalla Francia, gli sponsor sono disponibili. Abbiamo solo bisogno del via libera del Comune». L’idea è quella di restaurare le Teze malandate dell’Arsenale, diventate dal 2013 di proprietà del Comune, vicino alla Darsena Vecchia e alla zona ancora in concessione alla Marina militare. È prevista una convenzione per l’uso degli spazi e il loro restauro, contratti con gli artigiani veneziani, in primo luogo quelli della cantieristica che già si erano dimostrati disponibili all’opera. Fu proprio Gianfranco Vianello “Crea” ad avviare la costruzione delle prime parti e della chiglia del nuovo Bucintoro dieci anni fa. Un lavoro di mesi, nello spazio eretto da Jacopo Sansovino, davanti all’antico squero delle Gaggiandre.

Nel 2007 lo scheletro del Bucintoro era stato esposto anche in piazzetta San Marco, tra le due colonne di Marco e Todaro, ospitando eventi teatrali e musicali per il Carnevale. Adesso si riparte. Lavoro per i cantieri veneziani, occasione per rilanciare i vecchi mestieri e la costruzione delle barche in legno.

L’ultima volta, tre secoli fa, gli arsenalotti sotto la guida dell’architetto navale Stefano Conti, ci misero sei anni per ricostruire nei dettagli la grande galea del Doge. Decori preziosi e foglie d’oro, d’oro, statue pregiate, sculture. Il Bucintoro era una galea di rappresentanza che ospitava il Doge e la sua corte in occasione delle grandi feste veneziane. Lunga 35 metri, larga 7 e mezzo, con due piani distinti. Sotto, lo spazio per i 168 rematori, quattro per remo e 84 per lato. Sopra, la parte di rappresentanza, con la sala riunioni e le stanze dogali. Simbolo della potenza della Repubblica, immortalato nelle tele di Canaletto e Guardi, oggi visibile nel modellino del Museo navale Un simbolo che Napoleone aveva distrutto con un rogo pubblico nell’isola di San Giorgio, nel 1798.

 

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