«Brugnaro, troppi conflitti di interesse»

MESTRE. «È uno dei tanti conflitti di interesse del sindaco Brugnaro, su cui adesso dovremo avviare una verifica approfondita. Nello specifico ricordo che il caso era scoppiato in campagna elettorale, nell’aprile del 2015, tanto che avevamo bloccato la procedura di concessione». Così Felice Casson, senatore e avversario di Brugnaro nel 2015. La società del sindaco fa ricorso al Tar contro le bonifiche ai Pili, e la polemica si riaccende. Le opposizioni annunciano battaglia. «Conflitti di interessi evidenti», dicono a una voce Pd, Cinquestelle e Lista Casson. La scintilla è stata la presentazione di un ricorso al Tar del Veneto il 22 dicembre firmato da tre avvocati veronesi (Federico Peres, Luciano Butti e Alessandro Kiniger) per conto della società «Porta di Venezia», proprietaria dell’area di Pili a Marghera. Un ricorso in cui si rinnova l’opposizione a un’ingiunzione del ministero per l’Ambiente sulla necessità di provvedere alla «caratterizzazione e alla messa in sicurezza dei suoli inquinati». Passaggio preliminare, scrive nella lettera la direttrice del settore bonifiche del ministero Laura D’Aprile, «per qualsiasi intervento».

«Ma quale scandalo, la questione risale al 2010, quando era stato presentato il primo ricorso», spiegano dallo staff del sindaco, «la società aveva già risposto ma è arrivata un’altra lettera e così è stato presentato il nuovo ricorso». Secondo i legali della società di Brugnaro si tratta di richieste irricevibili. Perché a dover pagare analisi e messa in sicurezza deve essere secondo la legge «chi ha inquinato». Dunque, non la società Umana, che ha acquistato quei terreni per 5 milioni di euro nel 2006 dalla «Patrimonio dello Stato spa».
Secondo punto, i soldi per disinquinare, argomentano i legali, sono già in possesso del ministero. 42 miliardi di vecchie lire (circa 21 milioni) sui 500 versati dalla Montedison nella transazione per chiudere il processo. Ultima ragione dell’opposizione, secondo lo staff del sindaco, il fatto che Brugnaro aveva annunciato in campagna elettorale: «Se vengo eletto non si farà nulla». E da allora le operazioni e il progetto sono stato «congelati».
Resta il fatto, secondo gli oppositori, che in qualche modo l’attuale sindaco è proprietario di quei terreni strategici, come di molte altre società nel Veneziano e in Italia. E che l’accordo di programma per la bonifica e la riqualificazione ambientale di Porto Marghera firmato qualche anno fa – oggetto del ricorso – vede impegnato in prima persona anche il sindaco Brugnaro. Che proprio un mese fa ha ricevuto a Ca’ Farsetti il ministro per l’Ambiente Luca Galletti per annunciare il finanziamento di 72 milioni di euro per il marginamento di Marghera. Conflitto di interessi? «Assolutamente no», dicono i legali del sindaco. Ma le opposizioni la pensano diversamente.
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