«Brugnaro risarcisca con l’arte»
CAVALLINO. «Che Venezia saldi con un quadro di pregio del valore equivalente il 6,82% che ci spetta del suo patrimonio. A Cavallino-Treporti non venderemmo mai un'opera d'arte di proprietà del Comune ma la metteremmo piuttosto a reddito prestandola a esposizioni internazionali d'arte». A fare eco alle intenzioni di alienazione di opere d'arte del sindaco veneziano Luigi Brugnaro, rivendicando la percentuale di patrimonio stabilita dalla Provincia nel 2001 come spettante al Comune di Cavallino-Treporti, confermata tra l'altro da più di una sentenza della Corte dei Conti, è il sindaco di Cavallino-Treporti, Roberta Nesto, che pensa anche già a un’eventuale messa a reddito della nuova proprietà artistica che verrebbe così acquisita.
«Finora dei 40 milioni di euro più interessi legali dal 1999», commenta, «che rappresentano il 6,82% del patrimonio totale all'epoca della divisione, Venezia ci ha corrisposto poco più di 700 mila euro pari alla stessa percentuale ricavata dall'avanzo di amministrazione dell'anno del referendum per l'autonomia. Con il trasferimento di un'opera d'arte di pari valore nelle quotazioni internazionali il Comune veneziano potrebbe mettere fine alla questione patrimoniale che dura ormai da 16 anni con conseguenti spese in tribunale per entrambi i Comuni». La provocazione del primo cittadino di Cavallino-Treporti arriva dopo le polemiche tra il sindaco di Venezia e il Ministro dei Beni culturali, dopo che le esternazioni di Brugnaro sul modo di ripianare i debiti di Venezia hanno provocato un vespaio di polemiche dividendo l'opinione pubblica.
«Che Brugnaro ci faccia scegliere da una lista di opere d'arte del valore che ci spetta», continua il sindaco Roberta Nesto, che qualche mese fa ha confermato il mandato ai legali Piva e Bertolissi per ingiungere a Venezia il saldo delle spettanze, «ci sono opere come “La Giuditta II” di Klimt che può valere 200 milioni o “Il Rabbino” di Chagall che può essere quotato 80 milioni, ma anche opere di minor valore ma altrettanto famose».
Francesco Macaluso
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