Brugnaro: «Ma io sono stato provocato»
VENEZIA. «Non rispondo alle varie cose affermate dopo la trasmissione. Quello che dovevo dire l’ho detto e sapete come la penso. Non ho nulla da aggiungere. Se ho reagito in quel modo è perché sono stato provocato. Si tratta di una trasmissione faziosa». Toni pacati ieri sera per il sindaco Luigi Brugnaro che appena rientrato da Roma dove ha partecipato al Family Day si è presentato in piazza Ferretto per inaugurare lo spettacolo di luce e musica inserito nel programma per il Carnevale in terraferma.
Il sindaco ride, saluta amici e conoscenti e si fa foto con persone che gli chiedono uno scatto ricordo e non sembra minimamente toccato dalle polemica seguita ai suoi improperi pronunciati durante l’intervista con Radio Capital.
«La questione che ho cercato di spiegare in trasmissione è delicata. Io non ho nulla contro i diritti alle coppie gay. Ma quando si parla di figli, di adozioni la questione è un’altra. Non si può mettere tutto dentro la stessa legge. Era chiaro che si trattava di una trasmissione nata con dei preconcetti verso chi veniva intervistato. Sui diritti non ci sono distinzioni, ma la questione delle adozioni è un problema. Il Family Day è stata la dimostrazione - ha detto, a commento della giornata - che c'è chi vuole ragionare con il buon senso. C'è bisogno di ragionare perché quelli che ci vanno di mezzo poi sono i bambini. Durante la trasmissione io ho reagito in quel modo a delle provocazioni. Magari un politico avrebbe risposto in maniera diversa. Io sono fatto così, penso l’abbiate capito come sono fatto».
Non è un mistero che Brugnaro sia sempre stato contrario all’utero in affitto. Si era pure trovato d’accordo con l’ex ministro del Pd Livia Turco. «L'utero in affitto? Una pratica semplicemente a-bo-mi-ne-vo-le». Così Livia Turco in un'intervista ad "Avvenire". E subito il sindaco Luigi Brugnaro, a distanza, si congratulava su Twitter. «Brava Livia Turco sull'utero in affitto». La Turco aveva preso una posizione netta spiegando che «dopo tante battaglie di civiltà, oggi il corpo della donna è ridotto alla più bieca forma di mercificazione». (c.m.)
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